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Animali velenosi nel Mediterraneo: i pesci

di Andrea Lughi
Uno dei problemi legati all'attività subacquea è che mari e oceani contengono numerosi organismi animali e vegetali che possono rivelarsi dannosi o pericolosi per l’uomo. Nel corso dell’evoluzione, infatti, numerose specie animali hanno sviluppato nei confronti dei loro predatori naturali meccanismi di difesa e offesa che si estrinsecano mediante punture e morsi spesso per mezzo di apparati veleniferi.
Malauguratamente, questi meccanismi autoprotettivi vengono talora usati contro aggressori occasionali e spesso involontari, e cioè bagnanti e subacquei. Le punture e i morsi velenosi di vari animali acquatici sono in grado di indurre non solo manifestazioni cutanee più o meno gravi, ma anche reazioni sistemiche severe con shock ed eventuale evoluzione fatale.

Per nostra fortuna, la maggior parte di questi organismi vivono in mari tropicali o lontani, e quindi questo riduce di molto la possibilità di pericolosi incontri ravvicinati durante le nostre immersioni "casalinghe". La fauna marina presente nei mari Italiani e nel Mediterraneo, a differenza di quella di altre aree geografiche, non annovera infatti specie particolarmente dannose per l’uomo: è comunque opportuno conoscere almeno quelle che possiamo più facilmente incontrare, in modo da evitare i rischi di un incidente, che, per quanto piccolo, in immersione potrebbe portare a complicazioni non sempre facili da gestire. E inoltre, in caso di incidente, una conoscenza delle cause è fondamentale per un trattamento tempestivo, eseguito già sul luogo, che può lenire di molto il dolore ed evitare successive possibili complicazioni.

Pesci pericolosi

Delle oltre 15.000 specie conosciute di pesci viventi, diverse centinaia sono velenose, sono cioè dotati di ghiandole in grado di produrre potenti tossine, spesso associate a spine e aculei la cui localizzazione varia. Pur se la maggior parte di questi pesci vivono nei mari tropicali, alcune specie potenzialmente pericolose si possono però facilmente incontrare anche nel Mediterraneo, in bassi o medi fondali, accessibili durante le nostre perlustrazioni subacquee.
Pur se nessuna specie viene considerata mortale per l’uomo, la sensibilità nei confronti delle tossine è individuale e gli effetti delle punture, più o meno dolorose, sono diversi da un soggetto all’altro. Quelle più comuni sono indotte da razze o trigoni, tracine e scorfani. Nonostante la ferita (ad eccezione di quella lacero-contusa da razza) sia in genere modesta e falsamente rassicurante, il dolore è violentissimo, a volte associato a gonfiore, abbassamento di pressione, febbre, vomito; sono possibili anche lipotimie, difficoltà respiratorie e disturbi cardio-respiratori e neurologici.
La ferita va irrigata con acqua di mare, ed è necessario estirpare eventuali frammenti di spine. Nel caso sia colpito un arto, si può usare il laccio emostatico per limitare la diffusione del veleno. Essendo quest’ultimo termolabile, cioè sensibile al calore, l’arto colpito può essere immerso in acqua molto calda per 1-2 ore o, in mancanza, nella sabbia dell'arenile. L'uso locale di ammoniaca, poi, aiuta a sconfiggere il dolore in tempi relativamente brevi. In tutti i casi è comunque consigliabile il ricovero per il trattamento sintomatico dei disturbi sistemici.

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Pesce ragno

Pesce ragno

Tra i pesci più comuni che possiamo incontrare nel Mediterraneo, le tracine, più comunemente conosciuti come “pesci ragno”, vivono sui fondi sabbiosi o fangosi, anche a piccola profondità, facendo sporgere la parte superiore del capo e la prima pinna dorsale con le spine erette. Le specie delle nostre acque sono quattro (Trachinus vipera, T. araneus, T. radiatus, T. draco).
Le tracine sono molto diffuse nell'Adriatico, le loro dimensioni possono raggiungere i 40-50 cm. di lunghezza, ma sono più comuni gli esemplari di 20-25 cm. Trachinus vipera è la specie più piccola (fino a 10-14 cm.), ma sembra avere gli effetti più intensi. Questi pesci non sono generalmente aggressivi se non vengono disturbati, ma sono noti casi di subacquei che dopo aver molestato una tracina sono stati aggrediti. Le ghiandole velenifere sono localizzate alla base degli aculei, in corrispondenza degli opercoli e nella spina dorsale anteriore. Il dolore provocato dalla puntura aumenta a seconda della grandezza del pesce, è comunque immediatamente molto intenso e localizzato, tende ad irradiare dopo l0-15 minuti e raggiunge il massimo dopo 50 minuti, ma può durare da 16 a 24 ore.
Pesce prete

Pesce prete

Simile alla tracina, anche 1'Uranoscopus scaber (pesce prete o pesce lanterna) ha l'abitudine di vivere seppellito nella sabbia, da cui lascia sporgere gli occhi. E' un pesce dalla testa massiccia e grande e dal corpo con sezione quasi rotonda che si va a rastremare verso la coda. Dietro gli occhi, posti sopra la testa, vi sono placche ossee rilevate, ruvide e granulose, ai cui lati si trovano due spine inclinate verso l'alto, che sporgono solo per la punta e che sono velenose anche per l'uomo, anche se gli effetti sono meno intensi di quelli prodotti dalla tracina. L'Uranoscopus è anche in grado di dare leggere scariche elettriche.
Scorfano

Scorfano

In immersione su fondali rocciosi, non è raro incontrare, ben mimetizzati tra le rocce o nascosti in qualche piccolo anfratto, i colorati scorfani, parenti del famigerato pesce pietra, dalle punture mortali ma che per nostra fortuna vive solo nei mari tropicali. Gli scorfani dei nostri mari appartengono al genere Scorpaena (S. porcus, S. scrofa, S.notata). Anche gli scorfani hanno spine velenifere, localizzate sugli opercoli e sulle pinne dorsali; a differenza della tracina, lo scorfano non attacca l'uomo ed il contatto con le sue spine è sempre accidentale.
Trigoni

Trigoni

I trigoni e le aquile di mare, presenti sia nel Mediterraneo che ai Tropici, sono pesci cartilaginei di fondo simili a razze che possono raggiungere notevoli dimensioni (fino a tre metri), e nei nostri mari appartengono a tre specie (Dasyatis pastinaca, D. centroura, D. violacea). La loro pericolosità è dovuta alla presenza di un aculeo posto alla base della coda. Quando l'animale viene infastidito, erigendo la coda, può conficcare l'aculeo nella vittima inoculando il veleno. L'aculeo seghettato generalmente colpisce la gamba provocando una ferita lacero-contusa e può spezzarsi nelle carni della vittima.
I sintomi consistono in gonfiore e dolore localizzati che aumentano di intensità e possono durare 12-48 ore. Possono essere avvertiti estrema debolezza, senso d'angoscia e nausea, possono verificarsi vomito, diarrea e collasso per vasodilatazione. La regione attorno al punto colpito si scolora e può andare in necrosi.
Pare che il principio tossico sia una cardiotossina, probabilmente di natura proteica poichè è termolabile, quindi oltre alla normale disinfezione ed eventuale sutura della ferita si suggerisce di immergere la zona colpita in acqua calda o di applicare impacchi caldi.
Spinarolo

Spinarolo

Lo spinarolo (Squalus acanthias) è un piccolo squalo molto comune in Mediterraneo, che predilige fondali sabbiosi e fangosi e si può trovare sia sotto costa che al largo, anche in estuari e zone salmastre. Le sue dimensioni sono normalmente comprese tra i 60 e i 90 cm., ma può raggiungere anche i 150 cm.; la colorazione del dorso è grigio bruno, il ventre è chiaro, mentre nei giovani sono presenti macchie chiare che poi spariscono con la crescita. Possiede due pinne dorsali, la posteriore più piccola, entrambe con una lunga e robusta spina che possiede alla base una ghiandola velenifera.
Certamente non pericoloso nel senso che di solito si attribuisce ad uno squalo, reagisce però vivacemente quando viene disturbato, inarcando il corpo per cercare di colpire con i due aculei, ed è in grado di provocare ferite dolorose: lungi dall'essere mortale, la tossina delle spine può tuttavia provocare l'insorgenza di reazioni allergiche.
Murena

Murena

Negli anfratti delle scogliere stabilisce la sua tana anche la murena, pesce anguilliforme piuttosto pericoloso non tanto per la sua tossicità quanto per l'innata aggressività che la spinge ad attaccare, se disturbata, i subacquei in immersione. Può raggiungere una lunghezza di un metro e mezzo e pesare fino quindici kg.
Spesso si sente parlare del suo presunto morso velenoso, ma in realtà non possiede nè ghiandole velenifere, nè denti adatti ad inocularlo. La saliva della murena contiene una blanda tossina che scorre tra il dente e la mucosa stessa. La pericolosità del suo morso sta nei denti aguzzi e ricurvi e nel tipo di ferita che possono provocare; la bocca inoltre è piena di residui di origine animale che costituiscono un terreno di coltura per microorganismi che possono sovrainfettare le ferite. Come in tutti gli Anguilliformi (grongo, anguilla etc.) anche il suo sangue è tossico: contiene infatti una tossina termolabile che perde il suo effetto con la cottura.