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Mag

30

2017

47 metri: c’era davvero bisogno di un altro shark movie?

47 metri

Lo Squalo nell’immaginario collettivo

47 metri è il classico film che ti aspetti di vedere al cinema in questo periodo dell’anno. Sempre di più da Maggio in avanti tv e grande schermo ci conducono negli abissi ed ossessivamente ci propongo in salsa horror le avventure, si fa per dire, di qualche gruppo di ragazzi costretto a fare i conti con squali, piranha, piovre e varie mostruosità marine. E’ uno stereotipo, quello della minaccia subacquea, che però ci affascina da morire e che il grande schermo si trascina dai tempi del primo Steven Spielberg, specialmente dal suo leggendario “Lo Squalo“,1975, considerato un cult da tutti gli amanti di cinema ed horror in particolare.

Accenni di trama

Cominciamo col dire che l’incipit di 47 metri è soltanto un pretesto, uno stupido espediente narrativo ma necessario ai fini della trama. Per alcuni può sembrare un difetto anche piuttosto evidente, ma invece è solo una delle tante regole di un b-movie.
D’altronde, cosa si può pretendere da un genere definito, apposta, di serie b? Questa volta forse la sceneggiatura (Johannes Roberts) si supera. Lisa (Mandy Moore) e Kate (Claire Holt) sono due sorelle in vacanza in Messico. Tra sole e cocktails sembrano spassarsela bene, ma Lisa è triste perché il suo ragazzo l’ha appena lasciata, definendola sin “troppo noiosa“. La sorella pensa che l’ex abbia bisogno di una lezione e prova a convincere Lisa ad affrontare una sorta di prova di coraggio: un immersione subacquea in mare aperto in una zona infestata di squali. Se vi starete chiedendo che nesso ci sia è normale, ma ricollegandomi a quanto detto pocanzi, in questo genere di film i protagonisti non brillano certo per intelligenza, anche se in questa pellicola della Dimension Films, casa di produzione specializzata nell’horror, forse si tocca il fondo.. Così la sorella dapprima riluttante, in seguito accetta per dimostrare a se stessa che non è affatto noiosa come sostiene il suo ex. Le due si fiondano in barca, dirigendosi in mare aperto, accompagnate da una coppia di uomini, esperti in questo genere di attività, i quali, dopo averle tranquillizzate sulla totale assenza di pericoli (altro cliché), le calano all’interno di una gabbia. Ma, ovviamente, l’argano si spezza e le due sorelle si ritrovano in fondo al mare, esattamente a 47 metri di profondità..

Cosa salvare del film ?

Il regista Johannes Roberts punta tutto sulla tensione. Lisa e Kate hanno a disposizione una sola ora di ossigeno, sono rinchiuse all’interno di una gabbia ed in più non possono nemmeno comunicare con la superficie. Questi elementi danno un senso di claustrofobia davvero asfissiante, come se non bastasse la minacciosa presenza degli squali. Ma anche se i ritmi sono gradevoli, la fotografia all’altezza del compito, i dialoghi sono davvero troppo piatti e le due protagoniste talmente poco brillanti da spezzare sul nascere ogni forma di empatia. Le scelte che compiono per provare a salvarsi poi sembrano del tutto insensate e non conferiscono realismo.

47 metri è il classico shark movie americano e calca le orme dei suoi più recenti predecessori (Open Water e Paradise Beach). La lista è lunga. Film ideali per intrattenersi, ma rigorosamente a cervello spento. Se non si poteva pretendere molto da un film con simili pretesti narrativi, almeno era lecito attendersi qualcosa in più dalla regia. Peccato. I tempi del famigerato e temuto Lo Squalo di Steven Spielberg sembrano davvero perduti, andati. Altra epoca e soprattutto un regista straordinario dietro.

47 metri

Fonte: articolo di Salvatore Rizzo, UltimaVoce

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