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Gen

6

2007

A rischio gli squali delle barriere coralline

Nelle zone aperte alla pesca, sono 10 volte meno numerosi rispetto alle zone in cui la pesca non è permessa


“Nel pieno di un rapido declino”: così vengono considerate le popolazioni di squali delle barriere coralline alla luce di uno studio effettuato da William Robbins e dai suoi colleghi dell’ARC Centre of Excellence for Coral Reef Studies, che ha sede presso la James Cook University ora pubblicato sulla rivista “Current Biology”.
Secondo i ricercatori, l’unico fattore in grado di opporsi al depauperamento di queste specie sono le zone protette, a patto però che le norme di protezione vengano strettamente rispettate dalle popolazioni locali.
Gli squali delle barriere coralline rappresentano i predatori al vertice della catena alimentare in questi habitat e rappresentano perciò un elemento fondamentale per il loro buon funzionamento.
Il nuovo lavoro si è concentrato sulla barriera corallina australiana largamente considerata una delle meglio conservate al mondo. Per bilanciare la conservazione con uno sfruttamento sostenibile, essa è suddivisa in zone con diversi livelli di possibilità di pesca.
Riguardo agli squali, sono state monitorate le popolazioni di due specie – gli squali grigi ( Carcharhinus amblyrhynchos) e quelli dal muso bianco (Triaenodon obesus) – utilizzando una combinazione di stime indipendenti e di misurazioni del tasso di sopravvivenza e di riproduzione degli squali nelle diverse zone. I risultati mostrano che in quelle aperte alla pesca, l’abbondanza degli squali è circa 10 volte inferiore rispetto alle zone in cui la pesca non è permessa. Inoltre, si è riscontrato come anche un livello moderato di bracconaggio può mettere a rischio i tentativi di protezione delle popolazioni.

Fonte: Le Scienze

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