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Dic

12

2010

Censimento di sub e pescatori di mare: primo passo verso tesserini e tasse

Per ora è una proposta ma dietro l’idea del ministro Giancarlo Galan di censire sub e pescasportivi che si dilettano in mare, ci potrebbe essere un tesserino di riconoscimento e magari una tassa sul modello della pesca nelle acque dolci. Il ministro Galan ha appena presentato un decreto che dovrebbe colpire chi pesca di frodo fingendosi uno sportivo o un pescatore della domenica. Il decreto per la “rilevazione della consistenza della pesca sportiva e ricreativa in mare”. Il provvedimento «è a favore dei pescatori sportivi che oggi non contano niente ma sono molti, si stima siano oltre un milione», dice il ministro che così vuole misurare anche il giro d’affari della fiorente industria delle canne da pesca. Nella sostanza il decreto prevede che «chiunque effettua la pesca a scopo sportivo o ricreativo in mare comunica l’esercizio dell’attività al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali – Direzione generale della pesca marittima e dell’acquacoltura». La comunicazione può essere effettuata direttamente o tramite le associazioni di settore sul sito internet www.politicheagricole.it o presso l’Autorità Marittima. Per effettuare la comunicazione ci saranno tre mesi di tempo e chi verrà sorpreso senza comunicazione avrà 10 giorni per farlo altrimenti sarà passibile di pesanti sanzioni fino a 2.000 euro. I controlli saranno effettuati dalle Capitanerie di porto e a questo proposito il ministro ha detto: «Chiedo maggior rigore alle Capitanerie».

Galan ha voluto chiarire che la comunicazione-autorizzazione è gratuita e non si tratta di «una licenza occulta ma serve solo per capire il fenomeno per poi dare vita a una serie di iniziative a favore della pesca».

Il modulo da compilare è semplice perché è di fatto un’autocertificazione che oltre ai dati anagrafici chiede di specificare la tipologia di pesca praticata (da terra, da unità di diporto, subacquea), l’area geografica in cui si pratica la pesca sportiva/ricreativa (divisa per regioni), le attrezzature utilizzate (lenza a mano, canna da pesca, nasse, fucile o fiocina). E ancora l’unità da diporto utilizzata (mezzo nautico privato, oppure a noleggio o in charter fishing), infine l’eventuale l’associazione sportiva a cui si appartiene.

A pensar male qualche volta non si sbaglia e dal momento che la pesca nelle acque dolci è regolamentata, per praticarla ci vuole un tesserino di riconoscimento e il pagamento di una tassa, l’iniziativa del ministro Galan sembra andare proprio in questa direzione. Addio alla pescata a mare durante le ferie ma anche addio al piacere di mettersi in riva al mare guardando la lenza che sprofonda a decine di metri di distanza. Prima di farsi venire qualsiasi idea bisogna dotarsi dell’autorizzazione. Questa idea piace Gianfranco Santolini dell’associazione “Big Game Italia” per il quale il «censimento è un inizio per arrivare al riconoscimento giuridico a tutti gli effetti della pesca sportiva». Soddisfatto Ettore Ianì, presidente di Lega Pesca e anche da Giampaolo Bonfiglio presidente Agci Agrital, che ha parlato anche di «atto rivoluzionario capace di risolvere la conflittualità tra pesca sportiva e pesca professionale».

Meno entusiasta è Ciro Esposito, presidente della Fipo, la federazione italiana dei produttori e distributori di attrezzature per la pesca dilettantistica. «Il decreto è un segno di concreta attenzione nei confronti del mondo dei pescatori sportivi in mare e, al contempo, sarà un valido strumento per far capire finalmente quale sia il peso quantitativo e qualitativo di coloro che praticano la pesca per diletto da riva, dalla barca o in immersione subacquea nel nostro mar Mediterraneo. Aspettiamo la conclusione dell’iter del decreto con la speranza che venga recepita in pieno la nostra indicazione sull’abbandono dell’ipotesi di un dannoso provvedimento di tipo autorizzativo».

fonte: Il Messaggero

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