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Le Pozze di Arsiero: una fresca immersione in torrente

Il torrente Astico nasce in Trentino tra il monte Sommo Alto e il monte Plant, per poi scorrere tra i monti dell’alto vicentino e terminare il suo percorso di 141 km come affluente del Tesina.
Nei pressi del paese di Arsiero, cittadina in provincia di Vicenza, si trova la zona di Contrà Pria, piccolo borgo di poche case, che rappresenta senza dubbio una delle località più affascinanti e caratteristiche della Val d’Astico, la vallata che separa l’Altopiano dei Sette Comuni da Folgaria e Tonezza del Cimone.  In questa zona si trova infatti quella meraviglia della natura che, forse con un po’ di presunzione, viene chiamata “I Caraibi del Veneto“: l’acqua cristallina e ghiacciata dell’Astico ha formato lungo il greto del torrente, nel corso dei millenni, una stretta gola rocciosa, con suggestivi paesaggi e viste mozzafiato in una natura quasi incontaminata.  Nella località chiamata Pria Park la gola si apre, formando tre piscine naturali, dette pozze, profonde fino a 8-9 metri, dove è possibile fare il bagno per rinfrescarsi nelle giornate estive più afose.

La località è facilmente raggiungibile dall’autostrada A31 Rovigo – Piovene Rocchette (detta “della Val d’Astico”) : dall’uscita di Piovene Rocchette si prosegue lungo la strada provinciale 350, seguendo le indicazioni per Thiene, Piovene Rocchette e Arsiero, e, poco prima del paese di Arsiero,  un cartello sulla destra segnala la giusta direzione da prendere: Contrà Pria, che è anche il nome da puntare sul navigatore. Si segue la stretta strada in discesa, e si trovano degli ampi parcheggi dove poter lasciare l’automobile. Il costo del parcheggio è di 1 euro l’ora, oppure di 5 euro per tutta la giornata. Una volta lasciata l’automobile, si prosegue a piedi fino ad una delle pozze. Sotto il ponte della Pria è presente una delle spiaggette più frequentate.

Durante gran parte dell’anno la zona è deserta e quasi disabitata, ma d’estate la valle si anima e le spiagge si popolano di residenti dei paesi vicini, attratti dalla possibilità di fare il bagno e prendere il sole… e non solo: nonostante i numerosi incidenti e l’ordinanza comunale che vieta i tuffi dal ponte e dalle rocce ripide, sono ancora tante le persone che vogliono provare l’ebbrezza di un volo di 10 metri nelle fredde acque del torrente, ignare o meno del pericolo per lo shock termico e per i sassi sottostanti.


Vicino alla riva, su un ampio prato, si trova anche un campo di beach volley nelle cui prossimità nei periodi estivi viene montato un tendone adibito a bar, dove ci si può dissetare con una buona birra e gustare dei piatti tipici in compagnia, spesso con l’accompagnamento di musica dal vivo nelle serate.

L’immersione

La zona è conosciuta dai subacquei come “Pozze di Arsiero“, per le suggestive immersioni che vi si possono effettuare se non si teme troppo l’acqua fredda, che oscilla in estate tra i 12 ei 14 gradi. Normalmente ci si immerge nei tre piccoli laghetti, chiamati appunto “pozze”. In queste buche, profonde al massimo circa otto-nove metri, il fiume perde il suo carattere torrentizio e la corrente diminuisce notevolmente, permettendo ai subacquei di esplorare il fondo e i passaggi tortuosi.

Le immersioni nelle tre pozze possono quindi essere considerate in realtà come una, divisa in tre parti, dato che tra una vasca e l’altra bisogna togliere le pinne e camminare con l’attrezzatura per un breve tratto lungo il letto del fiume, fino a raggiungere la pozza successiva. In alternativa, si possono fare tre distinte immersioni, una in ogni pozza.
In alcuni tratti si attraversano veri e propri canyon, dove si passa attraverso suggestivi passaggi e anfratti un po’ stretti ma comunque agevoli, in cui la corrente aumenta facendoci faticare un po’.

Se le condizioni del torrente lo permettono, si può raggiungere una piccola cascata che forma un buco profondo tre metri ed è sicuramente un effetto gradevole passarci sotto ed osservarla dal basso, sott’acqua.
Piccoli gruppi di trote e tèmoli ci accompagnano lungo tutto il corso tortuoso del torrente ed è interessante osservare le stratificazioni delle rocce lavorate dalla forza dell’acqua nel corso di millenni.  Avvicinandosi al fondale, si possono cercare tra i sassi i “cottus gobio“, in veneto i Marsoni.

Le “pozze” sono in genere sovraffollate d’estate e sono più godibili durante la primavera.

La trota


Trota fario

Trota iridea

La Trota (Salmo trutta) è un pesce di acqua dolce e marina appartenente alla famiglia dei Salmonidi dell’ordine dei Salmoniformes.

Distribuzione e habitat

Questa specie è presente naturalmente con varie sottospecie e specie vicarianti, la cui tassonomia è poco chiara, nell’intera Europa, comprese le isole mediterranee e l’Islanda, oltre che in Africa settentrionale (Marocco, Algeria e Tunisia), in Asia minore e nell’ Asia centrale. É stata introdotta in tutto il mondo, nelle Americhe, in Australia, in Sudafrica, ecc., spesso con danni estremamente gravi sull’ittiofauna autoctona.

É una specie molto adattabile ed ecologicamente plastica che si può trovare sia in mare che nelle acque dolci, sia correnti (fiumi) che ferme (laghi). I principali limiti alla sua diffusione sono posti dall’ossigenazione dell’acqua, che deve essere abbondante, dalla sua temperatura, che sebbene possa essere anche molto bassa non deve salire oltre determinati valori, e dall’inquinamento, verso il quale la specie ha una tolleranza molto limitata. La sua diffusione in mare può avvenire solo in acque a salinità modesta. Il suo ambiente ideale sono i fiumi a corrente veloce, con acque fredde ed ossigenate ed abbondanti prede.

Descrizione

Simile al salmone, rispetto al quale è assai più tozza, ed agli altri salmonidi, ha corpo fusiforme leggermente compresso ai lati, con bocca grande (più piccola che nel salmone), pinna adiposa presente, pinne ventrali arretrate, pinna caudale a bordo diritto, ecc. La livrea cambia molto a seconda dell’ambiente in cui il pesce vive.

Gli esemplari marini (trota di mare) sono argentei con poche macchiette scure a froma di X, simili a salmoni, così come gli esemplari di lago (trota di lago), i pesci di fiumi e torrenti, soprattutto montani (varietà fario), hanno invece colorazione molto più vivace, bruno verdastra od oliva, con numerosi punti neri, volacei, arancio e rossi e sfumature dorate, talvolta arancioni o gialle molto vistose, sui fianchi.

La trota di mare e quella di lago raggiungono e superano il metro di lunghezza mentre una fario di 50 cm è già molto rara. Spesso si sente parlare di trota salmonata. Non si tratta di una sottospecie, ma solamente di trote il cui colore rosato della carne ricorda quello del salmone. Il colore dipende dalla dieta ricca di carotenoidi che, negli allevamenti, è spesso somministrata proprio per ottenere la colorazione rosata delle carni.

Alimentazione

La trota è un predatore voracissimo e si può dire che mangia qualunque animale che possa inghiottire, dagli insetti ai crostacei, ai pesci, anche trote più piccole, ai topi ed alle rane.

Riproduzione

Nelle forme d’acqua dolce avviene durante i mesi invernali in un ambiente con fondi ghiaiosi in cui viene scavata una buchetta dove avviene la deposizione.

Il Tèmolo

Il Temolo (Thymallus thymallus) è l’unico rappresentante del genere Thymallus in Italia. Le 5 specie che compongono il genere hanno caratteristiche morfologiche e biologiche simili. Il temolo è diffuso in numerose regioni dell’Europa centrale e settentrionale. Solo recentemente è stata accertata la distinzione su basi genetiche tra le popolazioni di temolo danubiane e padane.

Descrizione

La forma del corpo è affusolata, con bocca terminale piccola, dotata di denti minuti. La pinna dorsale appare molto sviluppata, alta e fornita di raggi molli molto flessibili. Le squame sono grandi e circolari. La tinta della livrea è grigio verde sul dorso ed argentea o dorata sui fianchi, il ventre è bianco. Negli individui adulti, la pinna dorsale mostra spesso strisce giallo verdi ed è punteggiata tra raggio e raggio da macchie chiare disposte in serie regolari. Nel periodo riproduttivo la dorsale dei maschi diventa iridescente. La pinna dorsale del maschio si presenta iridescente, in questo periodo, bordata di rosso. Il temolo ha una taglia di 30 cm circa a 3-4 anni (250 g), raramente raggiunge e supera i 50 cm (1 kg) a circa 10-14 anni di età.

Habitat e abitudini

Il temolo predilige acque fluviali molto limpide, ben ossigenate, in leggero pendio ed a corrente non troppo rapida con fondo sassoso e ghiaioso con buche profonde. Ha abitudini gregarie e vive in branchi formati anche da molti individui. La specie è molto sensibile agli inquinamenti delle acque, per questo il suo areale si è notevolmente contratto negli ultimi 50 anni, inoltre risente dei frequenti sbalzi di livello causati dalla presenza di dighe.

Alimentazione

Si ciba principalmente di micro e macroinvertebrati: invertebrati di fondo, larve di insetti, vermi ed insetti aerei.

Riproduzione

La frega avviene in primavera, da marzo a maggio, e la deposizione ha luogo su fondali sabbiosi o ghiaiosi di scarsa profondità Le uova sono di grandezza media, circa 3 mm, e vengono deposte in numero compreso tra 2000 e 8000 per femmina. Nella maggioranza dei casi sono ricoperte di sabbia dopo la deposizione. La schiusa avviene in un periodo di 3-4 settimane. Negli avannotti il sacco vitellino è piccolo e viene riassorbito in pochi giorni. L’accrescimento è rapido: dopo un anno misurano 10-12 cm. Generalmente i temoli raggiungono la maturità sessuale a circa tre anni.

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