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Sestri Levante: il relitto del Cargo Armato (UJ2207)

Nelle acque antistanti la “Città dei due mari” si trovano diversi relitti di imbarcazioni affondate durante la seconda guerra mondiale

Sestri Levante è una bellissima cittadina di mare ligure conosciuta come la Città dei due mari, affacciata com’è sulle baie “delle Favole” e “del Silenzio”.

Mare pulito e un gran numero di pesci attirano sicuramente chi vuole effettuare belle immersioni; a questi si aggiungono i relitti, il cui fascino colpisce inevitabilmente gli amanti del mondo sommerso. Nella zona ce ne sono diversi, provenienti quasi sempre dalle due guerre mondiali, quando i sommergibili o le motosiluranti davano la caccia alle navi da trasporto.

Come spesso accade, i ponti delle navi affondate sono diventati dimora di numerose specie di pesci, anemoni, spugne e altri organismi incrostanti che ricoprono e colorano i relitti, donando loro nuova vita. Uno di questi relitti è noto da molti anni nella comunità dei subacquei, anche se la sua identità è rimasta sconosciuta a lungo, tanto che ancora oggi viene chiamato “Cargo Armato“.

La storia

Il relitto era in realtà un vecchio peschereccio d’altura che, costruito nel 1926 in Francia, si chiamava “Islande” e misurava 64 metri di lunghezza, 10,4 di larghezza e 5,2 di altezza.
Venduto nel 1938 ad un’altra compagnia di pesca francese, l’anno successivo cambiò nome in “Cap Nord“, e lo stesso anno fu requisito e armato dalla Marina francese, che lo utilizzò a compiti di guardacoste al largo di Casablanca. Dopo essere stata derequisito nel 1941, fu nuovamente convertito a peschereccio di altura e ribattezzato “Ginette Le Borgne” (Ginette la Guercia, curioso nome utilizzato anche per altre imbarcazioni). Nel 1942, confiscato dai tedeschi a Marsiglia e trasformato in cacciasommergibili, fu ribattezzato “UJ2207” ed entrò a far parte della flottiglia “UJ22“, insieme al “Marcella” e all'”Incomprèse“, che furono anch’essi affondati a breve distanza.

L’ultimo viaggo della nave fu il 19 novembre 1944, mentre scortava scortare il piroscafo “Dominante” da Genova a La Spezia. A metà del viaggio, nella baia di Sestri Levante, fu circondata dalle torpediniere alleate MTB 420 e 422 (inglesi) e PT 308 (americana) salpate da Bastia: il cargo, colpito al centro da due siluri, affondò velocemente, causando la morte del comandante e di un altro ufficiale.

Dopo i confusi e terrificanti eventi bellici che la fecero affondare, la sua identificazione andò di fatto perduta; tutto ciò che si sapeva era che fu parzialmente rovinato poco dopo la fine della guerra per recuperare il suo carico, un’operazione che provocò la morte di un palombaro. Solo alla fine degli anni 90, il grande fotografo e subacqueo professionista ligure, il compianto Andrea Ghisotti, riuscì a identificare il relitto e la sua storia, in associazione con lo storico tedesco Manfred Krellenberg.

L’immersione

La nave giace oggi ad una profondità compresa tra i 26 e i 36 metri, consentendo così l’immersione a ogni subacqueo mediamente esperto; divisa in due tronconi in corrispondenza della sala macchine, è in assetto di navigazione, con la prua rivolta verso il mare aperto e la parte poppiera separata, non più in asse con il resto della nave.

La parte meglio conservata e dove la visibilità è migliore è sicuramente la prua, nella quale, tramite una grossa fessura, è possibile effettuare una breve penetrazione. I compartimenti interni presentano una tana ideale per i gronghi, ma soprattutto per le aragoste, e l’uscita si può effettuare attraverso la parte distrutta dall’esplosione o attraverso una grossa apertura sulla coperta.  Al castello sovrastante si accede seguendo una scala, dove ci sono ancora i servizi igienici, degli scaffali e gli alloggi. È possibile notare ancora gli affusti delle mitragliatrici, alcuni proiettili da 88 e i caricatori di quelli da 20 millimetri, insieme alle strutture della catapulta per le bombe da profondità.

La violenza dell’esplosione e il successivo lavoro dei sommozzatori nel dopoguerra per recuperare il prezioso carico presente nelle stive hanno reso la parte centrale praticamente irriconoscibile, e anche la poppa, spesso avvolta dalla nebbia causata dalla corrente sul limo del fondo marino, risulta mal conservata; ma pur con la visibilità ridotta è possibile osservare i resti delle caldaie e delle catapulte per le bombe antisommergibile.

Il battello è diventato la casa di numerose specie marine e, se si è fortunati, è possibile incontrare degli esemplari di pesce luna, il meraviglioso Mola mola, che si trova di frequente sulle strutture del relitto.

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