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Una crociera in Mar Rosso, alla scoperta dei relitti
di Patrizia Cubadda
Il Mar Rosso viene chiamato anche l'Acquario di Allah, per le sue acque calde e trasparenti, i vivacissimi colori dei suoi fondali, il clima tropicale, gli innumerevoli reef sparsi per tutte le coste, e l'elevato numero di specie marine, che supera quello di ogni altro mare.
La continua attività vulcanica presente sul fondo, la quasi assenza di maree e di precipitazioni atmosferiche, e le regolari correnti marine, mettono queste acque in una situazione di privilegio, creando un ambiente marino dalle caratteristiche tropicali, pur trovandosi ad una latitudine più a nord.
Lungo 2350 Km, profondo quasi 3000 metri, con una larghezza massima di 350 Km, le sue coste si presentano tutte uguali, aride vallate wadi che separano la linea costiera da una interminabile catena montuosa alta fino a 2000 metri. Non piove praticamente mai: la media delle precipitazioni è di sei giorni l'anno. Inoltre, l'alta temperatura dell'aria e l'assenza di sbocchi fluviali contribuiscono a rendere questo bacino ad alta concentrazione salina.
La temperatura dell'aria si mantiene abbastanza costante per tutto l'arco dell'anno, variando tra i 40°/50° d'estate e 20°/30° d'inverno a seconda che ci troviamo nella zona nord o quella sud. Il vento è presente in quasi tutti i giorni dell'anno, in particolar modo tra marzo e giugno: è il Khamsin, che in arabo significa "cinquanta", e che soffia regolarmente da nord verso sud ed è l'unico elemento che condiziona il moto ondoso del Mar Rosso.
L'elevata profondità non permette il movimento di sedimenti dal fondo. In questo modo la visibilità si mantiene sempre abbastanza elevata e viene condizionata localmente a seconda delle stagioni e della latitudine. A nord la stagione invernale è quella migliore perché le acque sono troppo fredde per permettere la crescita di microrganismi marini, mentre d'estate la variazione da freddo a caldo, la crescita di alghe e la formazione di plancton, contribuiscono ad una diminuzione di visibilità. Nella zona sud avviene esattamente il contrario.
La temperatura dell'acqua varia d'estate tra i 28° della zona nord ed i 32° di quella sud, e d'inverno tra i 20° a nord e i 28° a sud.
Tutti a bordo
Il modo migliore per vivere il Mar Rosso è, probabilmente, la crociera. I punti di immersione più belli sono sempre a portata di mano, senza dover percorrere ogni volta grandi distanze e senza dover trasferire continuamente l'attrezzatura da un posto all'altro. Il contatto con la natura è al massimo e, arrivata la sera, ci si può sdraiare sotto il magnifico cielo stellato del Mar Rosso e pensare a quanto tutto questo possa essere meraviglioso.
La nostra crociera comincia a Hurghada, a bordo della M/Y Planet One, 28 mt di lunghezza e totale relax, della Planet Divers Company. Partendo da Hurghada in direzione nord nelle acque del Mar Rosso si trovano numerosi reef, tra cui Sha'ab Abu Nugar e Sha'ab El Erg, le prime mete delle nostre immersioni. Questi reef, oltre che molto belli, sono però pericolosissimi per la navigazione. In questo tratto di mare, infatti, sugli splendidi fondali corallini giacciono alcuni tra i più interessanti relitti per l'esplorazione subacquea. Risalendo lungo la costa, il reef di Abu Nuhas è stato teatro di numerosi naufragi. Tra questi i più famosi sono i mercantili Marcos Dana, il Carnatic, il Ghiannis D.
Attraversato lo stretto di Gobal, a ridosso della costa del Sinai, nei pressi dell'ampio reef di Sha'ab Ali giace, su un fondale di 30 mt, uno dei relitti più affascinanti al mondo: il Thistlegorm, affondato nel corso della 2° guerra mondiale con il suo carico bellico ancora disposto sulle stive. L'itinerario prevede anche immersioni naturalistiche lungo pareti e fondali ricchi di vita e di colori e, passando, su un fondale di 50 mt, ad un altro relitto, il Rosalie Moller, si conclude con la spettacolare parete di gorgonie dell'isola Giftun Seghir.
Visita ai relitti
Sha'ab Abu Nugar e Sha'ab el Erg sono le prime tappe della nostra crociera. Sha'ab in arabo significa "grande reef".
Il fondo è sabbioso e profondo intorno ai 10-12 mt e, costeggiando il reef ci prepariamo ad affrontare un'esplosione di vita e di colori grazie alla presenza di innumerevoli specie di pesci di barriera, coralli con le più varie sfumature cromatiche, gigantesche acropore e distese di grandi gorgonie a ventaglio.
Tra un'immersione e l'altra non ha mancato di fare capolino anche la pinna di uno squalo, tra l'agitazione di tutti.
La parete nord di Sha'ab Abu Nuhas ha mietuto molte vittime per la violenza con cui il mare spinge le barche contro la parete stessa nelle giornate di forte vento. Il Carnatic è uno dei cinque relitti che giacciono su questo fondale. Era un veliero da trasporto in legno lungo oltre 90 mt, e si ritiene che trasportasse sete dall'estremo oriente quando affondò, alla fine dell'800, su un fondale sabbioso di 30 mt. Il relitto giace appoggiato sul fianco sinistro, parallelo alla parete del reef. Della nave è rimasto il fasciame e tutte le strutture portanti in ferro, mentre i ponti in legno sono andati completamente distrutti. Le stive, del cui contenuto non è rimasto più nulla, ospitano una varia fauna marina che ha trovato qui la sua tana: cernie, pesci scoiattolo, pesci pipistrello, pesci chirurgo, pterois volitans e radiata...
Il secondo relitto della giornata, il Ghiannis D., ci trova alla rincorsa di una tartaruga che, in breve tempo, svanisce nel blu. Non ci resta che ammirare dei pesci grandi quasi come noi e maledirci perché abbiamo dimenticato di caricare la batteria della macchina fotografica.
Il Thistlegorm è considerato uno dei più bei relitti al mondo. Si tratta di un cargo inglese lungo 130 mt affondato il 6 ottobre 1941 da un attacco aereo tedesco mentre era alla fonda in attesa di poter consegnare il suo carico di rifornimenti alle truppe inglesi impegnate in Egitto, dopo aver circumnavigato l'Africa per evitare lo stretto di Suez controllato dai tedeschi. Il relitto fu scoperto per la prima volta da Jacques Cousteau, e poi dimenticato, per essere quindi riscoperto nei primi anni '90. Nei pressi di Sha'ab Ali, tra il canale di Suez e la penisola del Sinai, il Thistlegorm giace su un fondale sabbioso a 30 mt di profondità in perfetto assetto di navigazione e con tutto il suo carico bellico ancora nelle stive. Troviamo moto, jeep, camion, equipaggiamento militare (molti stivali), proiettili… e ancora due carri armati, una locomotiva a vapore circondata da una nuvola di glassfish.
Dopo un meritato riposo in cui ognuno di noi ha fatto del suo meglio per rilassarsi, a Shag Rock facciamo la seconda immersione della giornata. Una breve quanto fugace visita al relitto Sara H., alla sua elica ed alla gorgonia che lì ha fatto la sua dimora, e poi via a tutta velocità nella corrente a macinare chilometri di reef senza muovere una pinna.
Il giorno successivo è la volta del relitto del Rosalie Moller. Questo è l'ultimo relitto rinvenuto nel nord del Mar Rosso egiziano. Si tratta di uno splendido piroscafo inglese della seconda guerra mondiale utilizzato come supporto alla flotta militare britannica. La sua storia è strettamente legata a quella del più famoso Thistlegorm, affondato sul versante opposto dello stretto. Adagiata a 50 metri sul fondo sabbioso, la nave si presenta perfettamente conservata. L'immersione è abbastanza impegnativa per la possibilità di trovare corrente e una scarsa visibilità. E appunto la visibilità non eccezionale non ci ha permesso di scattare foto che rendessero pienamente merito alla sua maestosa bellezza completamente circondata da sciami di glassfish.
Tra l'isola di Shadwan e l'isola di Gobal Kebir incontriamo una barriera corallina ampia da formare una laguna. Ci troviamo a Sha'ab Umm Usk, è il posto ideale per ancorare la barca al riparo dalle onde. Il sole è ancora alto, e, non appena arrivati, avvistiamo un nutrito branco di delfini che sguazza fragorosamente. Ci avviciniamo lentamente con il tender, e ci tuffiamo con la maschera e pinne per fare meglio conoscenza. Per nulla spaventati, i delfini non scappano ma iniziano a sfrecciare tra noi con rapide pinnate: nuotare con loro, e giocare a rincorrerli fino quasi a toccarli è un'esperienza entusiasmante.
Il fondale sotto la barca è sabbioso e profondo circa 8 mt. Raggiungiamo la parete del reef e la costeggiamo tenendola alla nostra destra. Giunti in prossimità della punta della parete si fa più ripido ed il fondo scende fino a 15 mt. Illuminando la parete con la torcia ci colpisce un'esplosione di colori: il rosso, viola, bianco e rosa delle alcionarie, il giallo del corallo di fuoco e delle spugne, il verde dei pesci pappagallo.
Syul è una piccola isola tra quelle di Shadwan e Tawila. I punti di immersione più interessanti sono in corrispondenza delle due estremità est ed ovest, più battute dalla corrente e, quindi, più vive. Il fondale è caratterizzato da una parete fino ai 12 - 15 mt per poi degradare su un pianoro sabbioso intorno ai 20 - 22 mt. Il pianoro è costellato di acropore e di formazioni madreporiche che formano una serie di piccoli scogli. Branchi di pesci bandiera ci girano perennemente intorno. Incontriamo anche una coppia di Pipefish, talmente ben mimetizzati da non essere distinguibili dal sasso sul quale sostavano! Ma l'esplorazione continua fino a raggiungere un erg, che in arabo significa "torre", che innalzandosi dal fondo sabbioso costituisce riparo per una quantità indescrivibile di vita sottomarina, offrendo uno spettacolo da togliere semplicemente il fiato. Si starebbe delle ore a perlustrare e ammirare ogni minimo anfratto di questo meraviglioso erg.
Nel pomeriggio siamo a Umm Gamar, un'isola desertica di forma allungata e con profilo pianeggiante. Il fondale è sabbioso e degrada dolcemente tra i 12 e i 20 mt. La parete orientale dell'isola scende piuttosto ripida fino a circa 30 mt e da lì continua più gradualmente fino al blu cupo. Lungo la parete incontriamo una prima grotticella intorno ai 24 mt popolata da nuvole di glassfish e da almeno una bella cernia tropicale e qualche lionfish. Una seconda grotta a 30 mt ci attende su un fondo di sabbia. A questa profondità possiamo apprezzare con estrema tranquillità tutti i colori di cui la parete è ricca: alcionarie, coralli di fuoco, spugne, madrepore ed i pesci tipici di barriera. Guardando attentamente riusciamo perfino ad incontrare il temuto pesce pietra dalle spine velenosissime ma perfettamente immobile ed inoffensivo, sicuro di non essere visto grazie al suo eccezionale mimetismo.
Ed eccoci arrivati all'ultima immersione della nostra crociera. Siamo in una delle isole Giftun, di fronte a Hurghada. Ci tuffiamo dalla barca e seguiamo le ripide pareti rivestite di gorgonie e alcionarie dalle dimensioni eccezionali. Incontriamo anche un pesce palla ed un pesce napoleone recalcitrante a farsi fotografare...
Passiamo la serata a visitare Hurghada, una cena di pesce in un ristorante del posto e una "fumata" collettiva dall'arghilè, tanto per respirare qualcosa di diverso dalla solita bombola...
Il mattino dopo ci aspetta l'aereo per riportarci a casa: l'avventura è terminata, ma solo per ora... già si parla di ritornare l'anno prossimo!