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"Solo dive": immersione in coppia o in solitaria?

di Marcello Polacchini
Sempre più spesso ormai si sente parlare di immersione in solitaria, ovvero di "solo dive", come dicono gli anglosassoni. Questo concetto sembra cozzare con tutto ciò che ci è stato insegnato durante i corsi delle cosiddette didattiche ricreative, nei quali si insiste moltissimo sull’importanza fondamentale del "sistema di coppia", affermando che il proprio compagno d’immersione costituisce un elemento fondamentale per la reciproca sicurezza nell’acqua.

Persino le didattiche "tecniche", come la GUE - che adotta il sistema DIR - affermano che la componente fondamentale dell’attrezzatura è il proprio buddy, infatti il subacqueo "hogartiano" è orientato alla squadra e il collega d’immersione è un anello indivisibile di una catena (il team), che va ben oltre il normale sistema di coppia.

Ma allora, perché sempre più spesso si parla di immersione in solitaria e perché alcune didattiche tecniche, come ad esempio la PTA, hanno persino introdotto la specialità "solo dive"?

Il fatto è che, a mio avviso, non si tratta di nulla di eccezionale: in sostanza si tratta di osservare le stesse regole stabilite per una normale immersione in coppia. Infatti, va tenuto presente che i principali fattori di rischio sott’acqua sono dovuti a un addestramento inadeguato del subacqueo, alla mancanza di esperienza pratica, a problemi di salute o scarsa forma fisica e a problemi dell’attrezzatura scuba. Ora, pianificare correttamente un’immersione in solitaria, dovrebbe stimolare a migliorarsi, cercando di eliminare tutti i possibili fattori di rischio sopra indicati, nella consapevolezza di dover contare solo su se stesso.
Sott’acqua - a mio parere - si dovrebbe essere in grado di fare affidamento solo ed esclusivamente su se stessi, cercando di essere indipendenti ed autosufficienti in qualsiasi situazione, ovviamente mantenendosi sempre entro i propri limiti operativi (che devono essere conosciuti e mai sopravvalutati).
Questo si ottiene solo attraverso un costante allenamento, una pratica nella soluzione autonoma delle possibili situazioni di emergenza, un controllo della propria forma fisica e una cura maniacale della propria attrezzatura subacquea. Immersione in solitariaVa poi osservato che il sistema di coppia spesso viene interpretato in maniera distorta e negativa. Specialmente nelle immersioni fatte appoggiandosi ai diving, capita frequentemente di immergersi con compagni occasionali, o con subacquei di un livello di addestramento completamente diverso dal proprio o, peggio ancora, capita di essere coinvolti in immersioni di difficoltà decisamente superiori a quelle alle quali si è normalmente abituati. In questi casi, affidare reciprocamente la propria sicurezza ad un buddy sconosciuto, non è certamente il massimo! Pensare che "l’altro sa certamente quello che fa" e che "in caso di difficoltà l’altro saprà certamente come intervenire", spesso nella pratica si rivela una convinzione assolutamente errata e pericolosa.
Inoltre, onestamente, quante volte prima di un’immersione ci siamo chiesti se saremmo effettivamente in grado di intervenire in caso di difficoltà del nostro compagno? Se poi la "coppia" è formata da due uomini che non si immergono insieme abitualmente, spesso - inutile nasconderlo - si instaura una sorta di senso di rivalità e di competizione tra i due sub, oppure si ha vergogna a segnalare al proprio compagno un qualsiasi problema, nel timore di sfigurare davanti a lui o di rovinargli l’immersione.
Vale anche in questo caso una delle regole fondamentali della subacquea: cercare delle scorciatoie è assolutamente sbagliato e può essere molto pericoloso! E’ assolutamente necessario mantenersi sempre e comunque all’interno dei propri limiti, cercando di non barare con se stessi e di essere "conservativi", senza mai delegare ad altri la propria sicurezza. Se poi vogliamo fare anche qualcosa in più, allora dobbiamo impegnarci a migliorare individualmente, con la stessa costanza e spirito di sacrificio che sono necessari in qualsiasi altra attività sportiva, ricordandoci inoltre che una delle regole fondamentali insegnata nei corsi "rescue" è quella di evitare che il subacqueo in pericolo possa trascinare con sé il soccorritore. La poca letteratura esistente in tema di immersione in solitaria, che sostiene il superamento del "sistema di coppia" nell’addestramento subacqueo, si basa essenzialmente sui seguenti principi:

1° il sistema di coppia crea un falso senso di sicurezza, perché il subacqueo è portato a vedere nel proprio compagno la soluzione a qualsiasi suo problema o carenza e la salvezza in caso di difficoltà estreme; mentre le statistiche sugli incidenti subacquei dimostrano purtroppo quanto ciò spesso non funzioni;

2° il sistema di coppia crea dei rischi aggiuntivi nelle immersioni impegnative (come quelle in grotta, nei relitti o in profondità), dove essere da soli e non doversi preoccupare di nessuno contribuisce al controllo globale e alla migliore gestione dell’immersione; inoltre, in certe situazioni estreme, il sistema di coppia è addirittura inconcepibile;

3° il sistema di coppia, se ben concepito e attuato, impone una buona conoscenza del proprio compagno ed una maggiore pianificazione; inoltre, dovendo provvedere anche alla sicurezza del proprio buddy il subacqueo si carica di impegni aggiuntivi dal punto di vista materiale e psicologico (il che è un fattore di stress durante l’immersione);

4° che la sicurezza durante un’immersione sia determinata dal numero dei sub deriva da un concetto errato e fuorviante di "team": la sicurezza dovrebbe sempre dipendere da una corretta capacità di pianificazione (che si può benissimo realizzare anche da soli) e da una completa visualizzazione dei rischi che sono possibili a prescindere dal numero dei sub (che si può ottenere attraverso l’esperienza pratica).

In sostanza, parlare di "solo dive" significa imparare a cavarsela nei limiti delle proprie competenze e abilità: secondo me l’autosoccorso è fondamentale per potersi immergere in sicurezza! Visualizzazione, addestramento pratico, attitudine/capacità e condizionamento costante, sono i criteri guida per poter andare in acqua da soli in sicurezza, correndo il minimo dei rischi che sono razionalmente accettabili anche quando si scende in acqua con un gruppo di altri subacquei. In sostanza, si tratta di accettare il concetto di "immersione in solitaria anche in gruppo"… che non è una cosa semplicissima da ottenere.

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Corsi per solo diver

Esistono, almeno negli USA, dal 2001, in Italia da qualche anno. Sono sempre oggetto di dibattiti e contestazioni, ma si basano su alcune considerazioni: la prima è che molti sub si immergeranno comunque da soli, con o senza una preparazione specifica, usando attrezzature e tecniche inappropriate. A questo punto, meglio negare l’evidenza o offrire corsi specifici?

  • Uno dei prerequisiti necessari è ovviamente l’esperienza, che di solito si traduce in un numero minimo di immersioni sul log-book (di solito 100) e in un test iniziale sulle abilità di base.
  • Il solo diver deve saper calcolare in modo accurato il proprio consumo di miscela respiratoria, per non rischiare di rimanere senza sul più bello. Deve avere una sorgente di gas respiratorio indipendente e sufficiente per tornare in superficie. Deve saper assemblare, trasportare e utilizzare un efficace sistema indipendente di riserva.
  • Deve saper pianificare con cura l’immersione all’interno dei limiti della propria preparazione, esperienza, attrezzatura, senza lasciare nulla al caso.
  • Deve portare sempre con se equipaggiamento ridondante, che includa una fonte di gas respiratorio alternativa ma anche attrezzi di riserva in apparenza più banali, come un coltello extra per liberarsi da aggrovigliamenti. Un corso per solo diving insegnerà la corretta configurazione, assemblaggio, utilizzo per questa attrezzatura ridondante.
  • In un corso condotto in modo responsabile, oltre alla pianificazione dettagliata, a schemi di navigazione subacquea avanzati, sono presentate simulazioni di scenari di emergenza che devono essere risolti al volo. Fase necessaria, per essere pronti ad affrontare i rischi dell’immersione in solitaria.
Solo diver