Miramare, il parco marino del golfo di Trieste
di Davide e Maria Teresa Riccardi
Immagini subacquee di Andrea Lughi
I primi raggi di sole riscaldano l'aria fresca del mattino di quest'autunno ancora così tiepido. Lo sguardo corre veloce lungo le rocce carsiche della riviera che degrada dolcemente. Davanti a noi la vasta distesa del mare e la splendida costruzione bianca del
castello di Miramare, con il suo giardino all'italiana e la foresta di conifere.
"
Qui nulla è casuale", spiega il biologo Odorico, il responsabile scientifico della riserva marina del
Parco di Miramare a Trieste, dove avremo la fortuna di immergerci oggi.
Non solo la straordinaria e variegata vegetazione che fa da spalla al promontorio, ma persino gli scogli, fatti cadere in acqua di proposito, sono opera dell'uomo, entrambi pensati come elementi scenografici dalla mente geniale dell'architetto Junker e i suoi collaboratori che a metà dell''800 progettò il castello dell'arciduca Massimiliano d'Asburgo e il paesaggio circostante.
La scenografia di allora è divenuta oggi l'ambiente marino dell'area protetta del parco, incastonata tra le rocce artificiali del bastione del castello e gli scogli che precedono il porticciolo turistico di Grignano.
La
Riserva Marina di Miramare è stata istituita nel 1986 assieme a quella di Ustica (PA) ed è la più "vecchia" riserva marina Italiana. Copre una superficie di 30 ettari ed è circondata da un tratto di mare di 90 ettari, regolamentato dall'Ordinanze della Capitaneria di Porto di Trieste.
L'ambiente in cui è localizzata è un tratto marino-costiero, roccioso che digrada in massi, ciottoli e formazioni fangose fino alla profondità massima di 18 metri.
Nei 30 ettari, pari a 1,8 km di linea di costa per una fascia di 200 m, vige un regime di tutela integrale. In tale area fa eccezione un corridoio di circa 1 ettaro, in corrispondenza con la scogliera del Castello di Miramare, in cui vengono concentrate le visite subacquee guidate con autorespiratore oppure attività di snorkeling.
La zona a protezione integrale è circondata, a sua volta, da una a protezione parziale, detta "Buffer". Questa seconda area, di 90 ettari d'estensione, costituisce un'ulteriore cintura protetta di 400 metri di ampiezza, in cui vige il divieto di pesca professionale.
L'immersione è adatta sia ad esperti che principianti. L'ingresso in acqua è semplice, anche con le macchine fotografiche scafandrate e avviene direttamente da terra, attraverso una scala sicura. Appena doppiato il primo gruppo di scogli, è facile imbattersi in un numerosissimo branco di grosse
salpe che nuotano lentamente osservando curiose il subacqueo e il "
dome" sferico della macchina fotografica. Proseguendo verso la scogliera, ci si imbatte in una zona sabbiosa che, come sempre, rappresenta un habitat molto interessante. Si possono trovare i piccoli
pesci sacchetto (serranus hepatus), i piccolissimi
ghiozzetti pomatoschistus e altre specie ancora.
La parte più interessante è senza dubbio la diga, riconoscibile da una statua a forma di sfinge sul lato Nord. La diga ha una lunghezza di un centinaio di metri e la profondità massima non supera i dieci metri. Proprio, qui, sotto la sfinge in pochissimi metri di profondità è possibile trovarsi letteralmente circondati da un branco di splendide
corvine (
Sciaena Umbra), alcune anche di grossa taglia, da bellissimi
branzini (
Dircentrarchus Labrax), da
cefali,
saraghi,
castagnole, che questa stagione si preparano a migrare verso acque più calde.
La limpidezza dell'acqua è purtroppo molto variabile ed è preferibile immergersi con mare calmo o al massimo con venti settentrionali, poiché il promontorio di Trieste protegge naturalmente il tratto di mare della riserva.
Mentre alcuni di noi si attardano per cogliere le ultime immagini, ne approfitto e con il biologo che mi fa da guida, mi addentro nel parco, sotto pini di leppo, pini marittimi, lecci e cipressi. Scorgo una
tsugha, dai rami colmi di pigne piccolissime, le più piccole del mondo mi dicono, una sequoia, tantissime palme, corbezzoli dalle dimensioni enormi ed essenze botaniche di origine tropicale. Qui infatti
Massimiliano d'Asburgo, grande esperto di botanica, soleva farsi arrivare via mare le specie più rare, dai paesi lontani, che ripiantava sfruttando il tiepido microclima creato artificialmente dalla barriera di pini neri che proteggevano dalla bora.
L'immersione di oggi si così completa con la passeggiata nella splendida cornice storica e paesaggistica del castello di Miramare, un gioiello di arte, di architettura e di uso sapiente della natura.