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Isola d’Elba, le Formiche della Zanca: il regno delle gorgonie

Circondata da limpide acque blu e spiagge di sabbia bianca, l’ambiente protetto dell’l’isola d’Elba è  tra le migliori aree di immersione del Mediterraneo.  Una delle zone d’immersione più affascinanti della costa settentrionale dell’isola d’Elba sono le Formiche della Zanca.

Si tratta di un agglomerato di 3 scogli semisommersi, che si trovano ad ovest di Marciana Marina, tra Capo Sant’Andrea e Punta della Zanca, e fanno parte del parco nazionale dell’Arcipelago Toscano.

L’immersione è adatta a tutti i livelli di esperienza, poiché permette di restare sulla parete a profondità raccomandate ai principianti per ammirare gli scenografici fondali formati da spettacolari franate di massi di tutte le dimensioni incastrati uno sull’altro, tra le cui spaccature trovano tana aragoste, polpi, gronghi, murene, cernie, corvine, trigoni e scorfani, mentre intorno nuotano nuvole di saraghi e castagnole. Tuttavia, anche a causa della corrente marina che è sempre piuttosto forte, viene generalmente consigliata per i subacquei con brevetto avanzato, dato che è sul fondo, a quote più impegnative, che si tro­va tutto il piacere di immergersi in questa secca vicino alla costa.

Una volta scesi sull’ancora conviene iniziare l’immersione abbandonando gli scogli e puntando decisamente verso nord-ovest attraversando una striscia di sabbia. La monotonia del fondale sabbioso che de­grada rapidamente nel blu è interrotta dal le­varsi di grossi monoliti tappezzati di spugne multicolori e di piccole gorgonie. Continuia­mo a scendere seguendo un canalone di sab­bia che costeggia una interessantissima pare­te alla nostra destra, dalla quale cominciano a levarsi le prime paramuricee quando si rag­giungono i -25 metri.

La roccia coralligena che adesso caratterizza il fondale fa da basa­mento a paramuricee e gorgonie rosse (Paramuricea Clavata) che raggiungono il massimo della bellezza a -35 metri, dove una franata ci porta su un fonda­le roccioso di 45 metri di profondità, anche questo tappezzato di gorgoniacei. I grossi ventagli si estendono a perdita d’occhio sulle formazioni rocciose che salgono dal fondo di sabbia bianca che rende luminoso il blu dell’acqua.
Sulle gorgonie spesso si possono osservare crinoidi di un rosso sfolgorante, o le delicate trasparenze delle colonie di claveline, ascidiacei che si abbracciano sui polipi delle gorgonie per trarre nutrimento dalle particelle trasportate dalle correnti. I rosei Anthias che nuotano tra le ramificazioni fanno da cornice alle numerose aragoste anche di buona taglia che fanno capolino dalle spaccature.

Risaliamo invertendo di 180° la nostra rotta, attraversando un susseguirsi di canyon, tunnel e archi tra le rocce, illuminando cavità e anfratti alla ricerca di qualche incontro interessante. Grossi scorfa­ni rossi, appoggiati al fondale, si trovano a tutte le profondità e murene scontrose si per­dono nelle cavità oscure della roccia, mentre l’incontro con i dentici in caccia, con gruppi di barracuda e con l’aquila di mare è sempre possibile.

Dalla parete fiancheggiante il canalone di sabbia, gialli parazoanthus addobbano le pa­reti in ombra e policheti della specie Serpula vermicularis e Protula intestinum, dagli sgar­gianti colori arancio-rosso, movimentano la cromaticità di una parete dove si possono ri­trovare tutti i colori dell’arcobaleno.

Pochi colpi di pinna e siamo nuovamente sull’anco­ra, dalla quale spiccare l’ultimo salto verso la superficie.

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