La gestione delle “trezze”, gli affioramenti rocciosi che bordano la fascia costiera e rappresentano autentiche riserve naturali per la riproduzione e l’insediamento di organismi marini, sia di quelli che vivono saldamente ancorati al substrato sia di quelli che necessitano di un riparo, sono al centro dell’attenzione di un progetto Interreg per la cooperazione fra Italia e Slovenia denominato “Trecorala”. In sintesi è la prosecuzione, a più ampia scala, del progetto le “Trezze dell’Alto Adriatico: studio di alcune aree di particolare pregio ambientale ai fini della valorizzazione delle risorse alieutiche locali” finanziato qualche anno fa dalle Fondazioni Carigo e Crup, progetto del quale era responsabile l’assessore comunale gradese Emiliano Gordini.
Il progetto è stato proposto da una cordata di enti locali e associazioni di cittadini della regione e della Repubblica di Slovenia oltre che da istituzioni scientifiche di entrambi i paesi. Sono coinvolti i Comuni rivieraschi di Lignano Sabbiadoro e Grado oltre a quello di Marano Lagunare. Tutti i Comuni interessati alle problematiche connesse alla gestione sostenibile della risorsa, sia in termini turistici sia come area di ripopolamento di specie ittiche di interesse commerciale.
Partecipano anche l’Arpa e la cooperativa Shoreline (in collaborazione con il Wwf-Area marina protetta di Miramare) che con l’Ogs e l’Università di Trieste (Dipartimento di Scienze della vita), partner del progetto, stanno già studiando alcuni substrati rocciosi antistanti le coste di Lignano e Grado evidenziando la particolarità e l’importanza di questi ambienti.
Grazie all’impegno dell’assessorato all’ambiente, anche il Comune di Grado partecipa dunque come partner dell’iniziativa, e potrà così beneficiare di un finanziamento volto a sviluppare alcune tematiche del progetto. Un rilevante contributo arriva a ogni modo dalla partecipazione di importanti istituzioni slovene: la Stazione di biologia marina di Pirano, l’Università di Nova Gorica, il Centro di formazione e istruzione nautica e professionale di Portorose. L’assessore Gordini spiega che il progetto consentirà di affrontare sotto vari punti di vista le tematiche legate alla gestione delle “trezze” (corpi rocciosi che dalla marineria gradese sono conosciuti come “grèbeni”), vere e proprie riserve naturali. Tra l’altro, la cosiddetta Grande Trezza di Grado o meglio il “Grèbeno de San Piero” fa parte del progetto TurSub, essendo uno dei punti di uno speciale itinerario subacqueo in cui molti appassionati, accompagnati dai volontari della Protezione civile, si immergono per ammirare il fondale e le sue forme di vita. Questo “grèbeno” fa dunque parte di una sorta di “mostra diffusa” subacquea, che sta attirando sempre più appassionati. Le altre zone del progetto TurSub riguardano i resti dell’aereo B24 della Seconda guerra mondiale, a 14 chilometri dalla costa a circa 15 metri di profondità, la zona marina protetta di Primero e le “Pietre di San Gottardo e Sant’Agata” a soli 300-400 metri dalla costa, caratterizzate da due percorsi subacquei con resti di epoca romana.
Fonte: Il Piccolo