Il record mondiale di immersione subacquea, stabilito nel 2014 nel Mar Rosso, appartiene all’egiziano Ahmed Gabr, sceso fino a una profondità di 332,35 metri. Quello italiano, di Michele Geraci, è di 253 metri. Ma è di due sommozzatori russi – Maksim Astakhov e Aleksandr Gubin della Società Geografica Russa – il nuovo record di scuba-diving in acque artiche, stabilito sabato scorso nel Mar Bianco, oltre il Circolo polare: 102 metri, raggiunti attraverso un foro praticato nel ghiaccio. Gubin e Astakhov hanno trascorso 80 minuti in acque che, malgrado la temperatura di meno 1,5 gradi, non erano ancora ghiacciate a causa dell’alta concentrazione di sale.
L’impresa, nell’ambito di un progetto chiamato “I 13 mari di Russia”, aveva l’obiettivo di testare nuove attrezzature “made in Russia” adatte a condizioni estreme, nell’Artico, contribuendo a elaborare nuovi standard di sicurezza alla pressione delle acque profonde e a temperature sotto lo zero. «Alla profondità di cento metri – ha poi raccontato Aleksandr Gubin – i miei guanti si sono ristretti al punto che potevo quasi vedere le unghie. Le mani erano gelate». I subacquei hanno anche prelevato campioni del fondo marino: come comunica l’ufficio stampa della Società Geografica Russa, la spedizione segna l’inizio di una serie di ricerche scientifiche che la Russia – che intende dimostrare la continuità tra la dorsale Lomonosov sotto il Polo Nord e il proprio territorio – ha iniziato a compiere nell’Artico.
L’immersione è stata certificata dal serbo Bojana Ostojic, membro del team di Jacques Cousteau dal 1988 e della Federazione Mondiale Attività Subacquee. Un precedente record stabilito da sommozzatori russi nell’Artico è stato stabilito nel Mar di Barents nel 2015: 111 metri di profondità non raggiunti però attraverso un foro nella calotta artica.
Il limite che separa le immersioni ricreative da quelle tecniche, dunque la profondità massima raggiungibile da subacquei non professionisti, è di 40 metri.
Fonte: Il Sole 24 ore