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Set

1

2019

Le alghe potrebbero combattere i cambiamenti climatici

La coltivazione industriale su larga scala potrebbe avere un impatto positivo enorme: un recente studio lo quantifica

Un numero crescente di studi scientifici sostiene che la coltivazione subacquea di alghe marine può giocare un ruolo cruciale nella lotta ai cambiamenti climatici e al surriscaldamento globale. Una soluzione che acquisisce ancora maggiore peso a fronte degli incendi che stanno devastando l’Amazzonia e la Siberia e che è stata recentemente ribadita dal primo paper capace di quantificare l’impatto delle alghe sulle emissioni di carbonio (e che ha indicato le aree nelle quali impiantare le foreste di mare).

Alghe marine e cambiamenti climatici

Un dato chiarisce immediatamente di cosa stiamo parlando: dedicare il 3,8% delle acque al largo della California alla coltivazione delle alghe consentirebbe di neutralizzare le emissioni dell’intera attività agricola dello Stato. E il 3,8% in questione è pari allo 0,065% dei 48 milioni di chilometri quadrati che i ricercatori hanno identificato in tutto il mondo come adatti all’impianto di alghe. Ci sono ulteriori benefici, per esempio la riduzione dell’acidificazione delle acque e l’aumento dell’ossigeno in esse. Senza contare le ricadute positive sulla biodiversità di mari e oceani, che è fonte di cibo e di sostentamento per milioni di persone. Perché dunque non si passa dalle parole ai fatti?

I problemi connessi alle alghe

Il problema è che la tecnologia per realizzare impianti su vasta scala non esiste: in estrema sintesi si tratterebbe di costruire fattorie industriali nelle quali piantare le alghe, portarle a maturità e poi affondarle nelle profondità marine. Già esistono delle colture subacquee, che forniscono materie prime per il settore dell’alimentazione, della farmaceutica e della cosmesi. Si tratta però di realtà molto piccole, che presentano criticità completamente diverse rispetto a quelle ipotizzate dagli scienziati. Inoltre, si tratta anche di rendere economicamente sostenibile l’intera operazione, ad esempio – si legge nel paper – utilizzando una parte delle alghe per produrre biocarburanti, oppure inserendole nei mangimi dei grandi allevamenti industriali. Tra l’altro, in quest’ultimo caso, altre ricerche scientifiche hanno dimostrato che la presenza di alghe potrebbe ridurre fino al 70% le emissioni di metano dai rutti di mucche e altri animali da pascolo (una fonte significativa dei gas serra globali).

Insomma, scienza e matematica indicano che esiste un modo di combattere efficacemente i cambiamenti globali: si tratta ora di impegnare ingegneri ed economisti nell’impresa di tradurre i numeri in realtà. Senza dimenticare la volontà politica necessaria per sostenere, almeno inizialmente, questo tipo di iniziative.

Fonte: Quotidiano.net

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