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Mar

17

2006

Rebreather: un sensore di co2 olandese

Uno dei più grossi problemi che affliggono gli attuali rebreather a circuito chiuso elettronici, è la variabile della “sofnolime”.
Nonostante tutti i tentativi dei costruttori e rivenditori di farci credere che la stessa non costituisca un problema, siamo rimasti della stessa opinione che avevamo 10 anni fa (circa) quando il rebreather ricreativo fu presentato per la prima volta sul mercato negli USA. Anzi, approfondendo l’argomento e studiando le caratteristiche della “sofnolime” ed anche in base alle stesse dichiarazioni della Northwood Designs, Inc. che è sponsor del sito www.nwdesigns.com ed è diventata distributrice della “sofnolime”:
Storage of Sofnolime – Sofnlime should be kept sealed and stored in a clean dry environment at an even temperature, preferably between 0 and 35 degrees C (32F and 95F). Storage at high temperatures can result in a loss of effeciency and a reduced service life due to gradual loss of moisture from the product.
Prolonged storage at sub-zero temperatures should also be avoided. when stored correctly, unopened containers will maintain absorption capacity for up to 5 years. You should avoid the following when storing Sofnolime: Strong Sunlight – Contact with or in the proximity of incompatible chemicals or acids – Partial or complete immersion in water – Atmospheres with higher than normal concentrations of carbon dioxide, sulfur dioxide, hydrogen sulfide or other acidic gases – Excessive stacking loads
; si evince chiaramente che durante l’estate deve essere tenuta in basso nel frigorifero o in un ambiente condizionato, non potendo scendere sotto gli 0° centigradi e non potendo superare i 35° centigradi, altresì è chiaro che la sofnolime non può essere stoccata in container al freddo durante l’inverno eccetera…

Quanto sopra crediamo sia più che sufficiente ad affermare, senza tema di essere smentiti dai soliti tanto rassicuranti quanto mendaci mercanti di illusioni, che la calce sodata che normalmente utilizziamo nei rebreathers sia un elemento variabile e inaffidabile.
Tent’è che i lavoratori della sanità che utilizzano questi prodotti (gli stessi) eseguono continuamente test qualitativi per sapere a che punto di efficienza è ogni partita di prodotto.

Detto ciò, si ritorna alla ormai sempre più rimbombante e urgente necessità di avere all’interno di un rebreather a circuito chiuso ed elettronico, un lettore o meglio un sensore in grado di leggere la percentuale di CO2.
La soluzione potrebbe essere in questo piccolo tubicino elettronico della BERLI B.V. – Bart J.E.A. – Sutorius MA – President Kennedylaan 146HS – 1079 NL Amsterdam – the Netherlands – tel. +31.(0)6.26.742.242 – info@berli.nl.
Un sensore di CO2 che resiste bene in un ambiente a temperature fra – 10 e + 50°C con una umidità fino al 95%, in grado di leggere da 0 a 5000 ppm di CO2 e con la massima accuratezza fra 0 e 3000 parti per milione, con un consumo di 22mW at 6V and 20 meas./hr; stand-by: 0.15 mW e una alimentazione di 6 to 16V, 4mA average @ 20 meas./hr; con un picco di assorbimento durante la misurazione di 160mA.

Il BERLI in ambiente forzato come quello di un rebreather è in grado di effettuare una misurazione ogni 60 secondi e di trasmettere i dati rilevati tramite la sua scheda elettronica. E’ ovvio che per inserirlo in un loop respiratorio saranno necessarie delle modifiche, ma credo che la Berli, sia disponibile a discutere con gli eventuali costruttori che ne facessero richiesta.
Il mio passato di progettista, mi induce a credere che questa potrebbe essere una soluzione per l’annoso problema che, a mio personalissimo parere, potrebbe aver già causato la morte di persone di grande valore nel mondo della subacquea moderna.
Tutto quanto sopra è supportato da una ultima ma fondamentale considerazione: il BERLI CO2 -Sensor potrebbe avere un costo alla produzione di 22 – 29 Euro (dichiarato dalla casa costruttrice)!

Fonte: Mare Scoop

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