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8-15 Marzo 2009: In crociera nel Mar Rosso, itinerario St.John's Reef

di Antonia Comin
8 marzo 2009, ore 2.10 del mattino, parcheggio di Crema Sport, via Po.
Nottata serena, clima quasi primaverile, poche macchine in giro.
Alcuni (Cecilia, Alessandro, Marco...) sono già là ad aspettare, altri arrivano alla spicciolata, altri ancora provvedono a parcheggiare le auto in posti sicuri. In poco tempo si accumula sul selciato una catasta di borsoni, valigie e zaini. Ad un tratto, si materializza un pullman granturismo, di quelli con l'aria condizionata, lo stereo e le tendine: carichiamo i bagagli, prendiamo posto. Considerando che siamo in diciotto, si sta anche comodi, non serve sgomitare e possiamo scegliere dove sederci. Si parte alle 2.40 circa, dopo l'appello e il calcolo dei presenti. Fino a Verona tutto fila liscio, in autostrada non c'è quasi anima viva ed entriamo in aeroporto prima delle quattro del mattino.
Effettuato il check-in, pagate le eccedenze, fatta una sosta al bar, procediamo alla volta del metal detector e dei controlli di polizia, superati i quali possiamo finalmente sederci nei pressi del gate da cui, poco dopo, passeremo nel bus navetta per il volo Air Italy che ci condurrà a Marsa Alam.
Il velivolo decolla alle sei del mattino, mentre il cielo diventa color pervinca: dall'oblò si scorgono montagne innevate, comincia a far giorno.

Il viaggio procede nella tranquillità più assoluta: alcuni di noi ne approfittano per sonnecchiare, altri (Renzo) si sgranchiscono le gambe spostandosi lungo lo stretto corridoio, per andare a vedere se c'è qualcosa da mangiare, altri ancora si immergono nella lettura. Atterriamo a Marsa Alam con anticipo rispetto all'orario previsto (mezzogiorno) e, dopo aver atteso circa mezz'ora per i visti d'ingresso, ci riappropriamo finalmente dei nostri bagagli, non senza aver esibito per Gianluca (dangerous sub!) in immersione a Dangerous Reefl'ennesima volta il passaporto col visto e il timbro ad un assonnato poliziotto egiziano. Ci spostiamo in massa, guidati da un operatore, verso l'uscita e il parcheggio antistante, facendo commenti a voce alta sul vento caldo e umido, il sole, il clima, sulle immersioni fattibili in giornata, sulla pastasciutta probabilmente scotta che avremmo trovato ad attenderci in nave.

Il gruppo di testa (Doni e Marco) si ferma davanti a un pulmino Toyota che ha visto anni migliori: superati i dubbi iniziali ("Dov'è il bagagliaio?"), affidiamo trolley e borsoni ad alcuni addetti che, con movimenti misurati e precisissimi, degni di Obelix, sollevano e dispongono il tutto... sulla capotta del mezzo, assicurando il carico con delle cime, ovvero corde, che tutti ci auguriamo essere molto resistenti.
Alessandro a Shaab ClaudioEntriamo in pulmino uno alla volta: prendiamo posto come capita, scavalcando i bagagli di chi si è seduto per primo e non se l'è sentita di separarsi da oggetti di grande valore affettivo (erogatori, macchine fotografiche, ammennicoli vari), cosicché si devono compiere degli autentici equilibrismi per raggiungere gli ultimi (ma confortevoli) posti a sedere (in fondo, naturalmente).
L'autista mette in moto. Aria condizionata, finestrini chiusi, si parte. Fuori, sole e vento. La strada costiera procede tra deserto e mare, ora in rettilineo, ora a curvoni, lasciando intravvedere il blu increspato e spumeggiante, le mangrovie costiere, gli insediamenti sparsi, i resort faraonici e i minareti delle moschee. Ogni tanto qualche cammello di piccola taglia sconfina dalle sabbie all'asfalto, rischiando di finire investito come quei due malcapitati che l'autista riesce a stento ad evitare. Effettuata una sosta inaspettata ad un'area di servizio (acqua, bibite, tavolette al sesamo), procediamo verso il porto di Hamata, dove troveremo il gommone che trasborderà noi e i bagagli sulla Dive One, una specie di Diretto Lido dell'ACTV, ma di lusso...

Vita a bordo

Espletate le "procedure di imbarco" (un gran salto dal gommone al ponte) procediamo all'assegnazione delle cabine, secondo la regola del "chi primo arriva, meglio alloggia": qualcuno opta per una delle due cabine poste tra la cucina e il living, dove Ci siamo tutti!"il mare non si sente per niente" e "c'è vista dall'alto", mentre tutti gli altri occupano quelle di stiva, con oblò... sulle onde (nel vero senso del termine). Domenica sera siamo tutti, chi più, chi meno, un po' stralunati; ci tiriamo su con le prelibatezze aromatizzate che Mohammed ci offre (il risotto al curry, le minestrine coi risoni lunghi, il minestrone con le verdure spezzettate, le salse al sesamo, la carne di pollo, il pesce...) e progettiamo con Christoph, la guida, le immersioni dei giorni seguenti.

C'è un grande entusiasmo, ancora non sappiamo cosa ci aspetta... Fino a giovedì il mare è decisamente mosso e la nave balla parecchio, soprattutto durante le ore di navigazione. Nessuno dei presenti soffre il mal di mare, ma durante le trasferte ne approfittiamo per dedicarci a momenti di relax individuale: chi scruta l'orizzonte a prua, in attesa di qualche evento (delfini), chi si stende al sole, chi si sdraia per riposare dovunque sia possibile farlo, chi riordina il proprio logbook, chi cerca di riparare la macchina fotografica (o il flash!)...
Tra giovedì e venerdì il mare concede una tregua, poi il Sempre fashion, anche sott'acqua!rollìo riprende, piuttosto accentuato, fino a sabato, ma senza interferire più di tanto con il programma di immersione o con le lezioni del corso nitrox. Tuttavia qualcuno, non sostenendo più l'impatto del moto ondoso, ha manifestato il proprio disappunto dall'alto e direttamente al comandante stesso (anzi, per meglio dire, lo ha riversato SUL comandante): chiedete a Gianluca, lui sa.

Ogni giornata è scandita da vigorose scampanellate che segnalano i momenti importanti: ore 6.00-sveglia, briefing e prima immersione; ore 8.00-colazione, briefing e seconda immersione; ore 12.30-pranzo; pomeriggio: briefing e terza immersione; ore 17.00-merenda, briefing e notturna; ore 20.00-cena.
Gli orari (e talvolta anche i pasti: sono saltate delle merende pomeridiane), inizialmente tassativi, subiscono variazioni in funzione degli spostamenti e delle condizioni del mare: per evitare fraintendimenti, vengono fornite di volta in volta le opportune indicazioni. Molti gli argomenti tecnici affrontati a pranzo e a cena. Il più sentito: comportamento in caso di emissione da reflusso nell'erogatore durante l'immersione...
Il Mar Rosso può essere considerato uno dei mari più belli al mondo, questo grazie alla limpidezza dell'acqua che permette alla luce di arrivare a notevoli profondità facendo crescere i coralli a profondità impensabili altrove.
La crociera è spesso la soluzione ideale per i subacquei, in quanto consente di dedicare molto tempo alle immersioni e di raggiungere i tratti più remoti di barriera corallina.

La zona chiamata St. John è abbastanza atipica per il Mar Rosso. La sua peculiarità, infatti, risiede nella morfologia del fondale che in questo tratto di mare delimitato a ovest dalla costa ed a est dall'isola di Zabargad (che però non ne fa parte), forma una sorta di pianura sottomarina situata ad una profondità che varia tra 60 e 80 metri circa, dalla quale si innalzano numerosi reef. Alcuni di essi affiorano ampiamente alla superficie, altri hanno il loro apice visibile a pochi metri di profondità, chiamati nella lingua locale "Abili", tra i quali: Abil Gaafar, una sorta di piramide sottomarina il cui apice di coralli duri è chiamato anche "giardino giapponese", con pareti stupende ricoperte di alcionari e costante presenza di pesce, spesso avvistamenti di pelagico; Abil Ali dove gli incontri con grossi pesci pelagici sono all'ordine del giorno, compresi squali martello, Albimarginatus, Longimanus e grandi mante, da non perdere nella zona nord-ovest bellissimi filari di gorgonie giganti.

Altro pesce indigeno e, solitamente tipico delle zone piú a sud del Mar Rosso, è il pesce rinoceronte. Grossi esemplari sgranocchiano abitualmente i coralli duri nella fascia dai dieci metri fino alla superficie. Il reef di White Rock prende il nome da una grossa roccia bianca che è l'unica parte emersa. Qui sono i coralli duri a far bella mostra di sè, specialmente splendide ed inconsuete formazioni di corallo di fuoco di grandi dimensioni. Shaab Aiman è uno spettacolo di torri madreporiche molto scenografiche: da scoprire un'ancora enorme, di tipo romano, completamente mimetizzata nelle madrepore. Non lontano, Abil Salah, due plateau molto ricchi di pesce e di torri coloratissime, poste a nord e a sud di un torrione principale.

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Siti di immersione

St.John's Reef
si trova approssimativamente a 40 km nord dal confine Sudanese e a 20 km sud da Zabargad. La barriera copre una vasta area e sono necessarie molte immersioni per scoprire tutte le isole e i pinnacoli che formano questo incredibile agglomerato.
Le immersioni di St.John sono sicuramente di altissimo livello, non solo per ricchezza della fauna e della flora marina, ma specialmente per la varietà di ambienti, a volte vere e proprie cattedrali sommerse dove la luce proveniente dalla superficie crea magici scenari.
Queste sono solo alcune delle zone dove ci si può immergere durante una crociera subacquea, con la certezza di non rimanere delusi.

ABU GALAWA:
si trova dieci miglia a sud di Ras Qulan, è un atollo corallino dalla forma allungata con pozze d'acqua turchese al suo interno, da qui il nome Galawa che in arabo significa "piscina". Addossato alla parete del reef, è ben visibile il relitto del rimorchiatore Aka Tienstien, che il 26 ottobre 1943, per cause sconosciute andò a sbattere violentemente contro la parete del reef procurandosi una grossa falla nella zona di prua. Il relitto, scoperto casualmente nel 1990, si presenta con la prua affiorante e appoggiata sul reef, mentre il resto dello scafo segue il declivio fino a -18 metri dove si trovano la poppa e l'elica semisommersa sul fondale sabbioso. L'ottima visibilità ha valorizzato ulteriormente un ambiente marino caratterizzato da elevata biodiversità, popolato da numerose specie di pesci corallini e pelagici.

SATAYA REEF:
meglio conosciuto come "Dolphin Reef", è un reef semi affiorante lungo circa 3 chilometri, situato poche miglia a nord dal promontorio di Ras Banas, e delimitante al suo interno una vasta laguna il cui fondale sabbioso, inizialmente oscillante tra i 5 e i 10 metri, rapidamente sprofonda oltre gli 80 metri al suo limitare esterno meridionale. Vista la sua dimensione le immersioni che si possono effettuare sono di diverso tipo, ed è possibile, con un po' di fortuna, avvistare una famiglia numerosa di delfini che abitualmente vive in quest'area. La parte meridionale della laguna è di interesse archeologico, per la presenza di anfore romane risalenti al I secolo a. C.

SAINT JOHN'S PARADISE:
un sistema di formazioni affioranti, in disgregazione nelle parti più antiche, che creano cosi alcuni suggestivi passaggi e cunicoli: un vero e proprio labirinto, dove la luce del sole riesce ad arrivare grazie a delle spaccature sul tetto del reef. Qua e là troviamo alcune "anemone city", popolate da tantissimi pesci pagliaccio.

DANGEROUS REEF:
un bellissimo reef, che di pericoloso non ci è sembrato avesse nulla: anche questo, un dedalo di piccole grotte e stretti passaggi a pochi metri di profondità, con varie entrate ed uscite, dove spettacolari giochi di luce che fanno risaltare gli splendidi scenari corallini. A volte bisogna percorrere strette gallerie, facendo particolare attenzione a non sollevare sedimenti dal fondo, ma è comunque sempre presente un'uscita visibile e luminosa, che a volte si apre su giardini di coralli ricchi di vita.

SHAAB FARAG:
un reef circolare di notevoli dimensioni, con un terrazzo situato a 25 metri, ricco di enormi gorgonie e spaccature nella roccia, e pareti a strapiombo su un fondale di oltre 40 metri, rivestite da fitte forme coralline dove è possibile avvistare branchi di pesce pelagico, in particolare carangidi e tonni.

SHAAB CLAUDIO:
così chiamato in onore di chi per primo lo individuò, è uno dei siti di immersione più conosciute del Sud Egitto. Caratterizzato da un'imponente struttura sommersa, attraversata da un dedalo di cunicoli e fenditure comunicanti tra loro, attraverso i quali si insinua la luce del sole con effetti di grande suggestione. Sulle pareti all'interno vi sono isolati cespugli di corallo nero e piccoli alcionari, mentre Il fondale a -25 metri è ricco di formazioni madreporiche dalle forme più svariate. Non è un luogo di grossi incontri ma un sito sicuramente emozionante per le spettacolari scenografie.

SHAAB HAMAM:
la barriera è caratterizzata da due imponenti formazioni concrezionate, tra le quali si estende un vero e proprio canyon, al quale si accede attraversando un imponente arco sommerso rivestito di corallo nero. Tra le distese di coralli ed un fondale che nella parte est sprofonda oltre i 40 metri, ci sono buone probabilità di avvistare grossi pesci di passo, dai barracuda ad occasionali squali.