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Immersioni alle Keys Islands - Florida U.S.

di Marcello Polacchini
Ed eccomi qui, a quasi 9.000 km da casa... alla guida della mia grossa Ford Fusion presa a noleggio a Miami. Sto correndo da circa un'ora lungo la Overseas Highway, la strada che è la prosecuzione della US Route 1 e collega Florida City a Key West, snodandosi per 128 miglia fino all’estremità meridionale degli Stati Uniti.
Mille pensieri mi affollano la mente, mentre sta per cominciare una bellissima giornata di mare sognata da tanto tempo. Assieme a me ci sono mia moglie Angela e mia figlia Chiara... finalmente tutta la family è riunita!
Adesso sono all’altezza di Key Largo e il paesaggio che vedo scorrere dai finestrini è quello tipico della Florida: ricca vegetazione, distese di mangrovie che tuffano le loro radici nell'acqua, basse case di legno prevalentemente bianche, e acqua, tanta acqua sia a destra che a sinistra della strada. Mi trovo nel sud della Florida, dove le isole Keys formano un arcipelago simile a una sottile penisola, che separa il Golfo del Messico dall’Oceano Atlantico. Florida Keys Le Keys Islands sono un arcipelago formato da oltre 800 isole di corallo fossile (il loro nome non significa "chiavi", ma deriva dallo spagnolo "Los Cayos", che significa “le piccole isole”) unite da un’infinità di ponti sui quali originariamente correva la ferrovia. L’atmosfera delle Keys Islands è ancora oggi quella stupendamente descritta da Ernest Hemingway nel suo romanzo "Il vecchio e il mare": qui il rumore delle onde che s’infrangono sulla spiaggia e sugli scogli, il sapore di salsedine, l’odore del pesce appena pescato, il sibilo del vento e i versi degli animali si fondono con la magia del paesaggio e i vivaci colori della natura e creano un’atmosfera magica quasi surreale.
Vorrei perdermi in questa natura rigogliosa, ma oggi ho una meta precisa e non ho molto tempo per ammirare il paesaggio. Alle 8 am ho appuntamento al mile marker 100, nel Marina dove si trova la sede nautica del "Rainbow Reef Dive Center"... e gli americani sono estremamente puntuali.
E’ stano come vengono indicati gli indirizzi qui in Florida. Tutte le distanze e le località delle Keys Islands sono segnate da sud verso nord, in base alla loro distanza da Key West (miglio 0) rispetto a Florida City (miglio 126). La mia destinazione è Key Largo Boats & Dock - 99725 Overseas Highway Mile Marker 100 Key Largo, FL 33037.
Supero molti diving disseminati lungo l’autostrada (mai visti così tanti in Italia!) e finalmente arrivo al "miglio 100". Una grande bandiera "dive" rossa e bianca annuncia inequivocabilmente che siamo arrivati a destinazione.

Scendo dall’auto e assieme a Chiara e Angela mi presento al desk del diving nel quale avevamo prenotato per e-mail le nostre immersioni. Ci danno il benvenuto e ci fanno subito compilare i moduli di routine: generalità, brevetti, numero di immersioni, ecc. Dopodiché ha inizio la vestizione. Essendo in viaggio per un mese in giro per gli Stati Uniti, ovviamente io e la mia famiglia non ci siamo portati appresso la nostra attrezzatura scuba, ma abbiamo semplicemente un brevetto Advanced e i nostri computer subacquei.
Raccogliamo l'attrezzatura presa a noleggio (tutta rigorosamente rec) e ci imbarchiamo sul "Voyager", una grossa barca di 40 piedi attrezzata per il diving derivata da uno yacht da pesca, come testimonia il suo grande flying bridge.
L’attrezzatura scuba a noleggio è quella che è (del resto che cosa si può pretendere al prezzo di soli 30 dollari?): una muta da 3 mm, un vecchio octopus Mares e un buon jacket. Ma quello che mi lascia perplesso (e un po’ mi preoccupa) sono le pinne a scarpetta del tipo “famo el bagnetto”... cioè delle pinne giocattolo con la pala piccola e morbidissima. Abituato alle mie Tech Fin Dive System e consapevole della forte corrente che mi aspetta in mezzo all’Oceano... non sono proprio felice. Le bombole, ovviamente, sono delle Catalina da 12 litri monoattacco... ma questo me l'aspettavo.

Saliti a bordo del "Voyager" ci fanno sedere ordinatamente sulle comode panche laterali che si trovano a poppa e ci chiedono... quanti pounds di zavorra vogliamo. Un bel dilemma con quell’attrezzatura che non conosco e una bombola in alluminio da 12 lt. Io opto per l’equivalente di 6 kg per la mia prima immersione... sperando di averci preso.
Verso le 9 am lasciamo Key Largo Harbor in direzione dell’Atlantico e il "Voyager" vola letteralmente sull’oceano a una trentina di nodi di velocità, in mezzo a onde alte circa un metro.
In breve tempo raggiungiamo il nostro primo punto d’immersione: latitudine 24°59’38”N, longitudine 80°22’92”W, dove si trova il relitto dell'USCG "Duane".
Mentre il capitano ormeggia abilmente la barca su una grossa boa, l’equipaggio fa un dettagliato briefing dell’immersione, soffermandosi soprattutto sulle particolari procedure di discesa e risalita. Salteremo da poppa uno per volta afferrando una cima collegata a un'altra cima che scorre lungo la fiancata della barca da poppa a prua e ci trascineremo a braccia lungo questa cima fino a raggiungere la boa alla quale la barca è ormeggiata. La boa si trova proprio sopra la poppa del relitto che è una trentina di metri più sotto. Una volta raggiunta la boa, scenderemo in fila lungo la sua cima, sempre tenendoci attaccati, fino a raggiungere la poppa della nave e da lì cominceremo la nostra esplorazione. Il perché di questa particolare procedura è evidente. Basta osservare la scia che la nostra barca ormeggiata alla boa lascia sull’acqua: c'è una corrente di oltre 4 nodi! Si signori: ecco a voi la famosa Gulf Stream!!
La Corrente del Golfo è una potente corrente oceanica calda che nasce nel Golfo del Messico, in cui grandi masse di acqua vengono surriscaldate dall’azione dei raggi solari e tendono a risalire velocemente verso nord ma vengono deviate dalla rotazione terrestre.

Dopo aver preparato la mia attrezzatura, mi sposto sulla comoda e larga plancia di poppa della barca e, tenendo ben stretta la cima legata a quella che corre da poppa a prua e arriva sino alla boa, salto in acqua con il passo del gigante. Appena riemerso, sento subito un forte strappo verso poppa e mi rendo conto che l’avvertimento del capitano di non mollare mai la cima era quanto mai appropriato. A forza di braccia mi trascino verso prora e, mentre Chiara che mi precede è già arrivata alla boa, vedo Angela arrancare faticosamente dietro di me. Mi urla che non ce la fa a tenersi con le braccia ed io l’aiuto afferrandola prima che la corrente la trascini via e la porti... a Cuba!
Finalmente arriviamo anche noi alla boa e iniziamo la nostra discesa attaccati a bandiera lungo la cima. La corrente è davvero fortissima e faccio persino fatica a respirare dal mio erogatore che mi viene quasi strappato di bocca. Per fortuna l'acqua è piacevolmente calda (82 °F, cioè circa 27 °C) ed è limpidissima, infatti appena messa la testa sott’acqua vedo distintamente il relitto del "Duane" circa trenta metri più sotto e il fondale di sabbia bianca che si trova a 130 piedi di profondità. Fantastico!
Faticosamente arriviamo sulla coperta di poppa della nave e cerchiamo un riparo dalla corrente oltre la falchetta, appiattendoci sul piano di coperta. Dopo aver ripreso fiato do un segno di OK ai miei compagni e... trovo il coraggio di mollare la cima per iniziare finalmente l’immersione.

Dapprima nuotiamo controcorrente verso prua e con grande fatica (queste pinnette non spingono affatto!) raggiungiamo il cassero centrale della nave, che costeggiamo per un breve tratto rimanendo sul suo lato sinistro. Vedo Madison, la nostra guida, infilarsi dentro una porta laterale e non mi pare vero di poter trovare finalmente riparo dalla corrente. Nuotiamo per un poco all’interno del relitto procedendo in fila indiana e poi usciamo da un'altra porta sul lato di dritta. Io mi affaccio dalla falchetta per vedere che cosa c’è sotto la murata e ho un tuffo al cuore... proprio sotto di me, a pochi metri di distanza, vedo un grosso squalo nutrice (Ginglymostoma cirratum) adagiato sul fondo di sabbia bianca! Richiamo l’attenzione di Madison e di Angela e Chiara e rimaniamo per qualche istante ad ammirare l’animale: un bestione di 7-8 piedi.
Il Nurse Shark, che può raggiungere i 4 metri di lunghezza, possiede un paio di barbigli sotto la bocca che gli consentono di trovare gli invertebrati di cui si nutre. Questo squalo, piuttosto comune nelle acque tropicali e subtropicali nei fondali vicino alla costa, trascorre le giornate riposandosi sul fondale, mentre la notte si muove a caccia di crostacei, molluschi e invertebrati che risucchia con la piccola bocca mentre nuota ad alta velocità.

Dopo aver ammirato questo bestione, saliamo un po’ di quota, portandoci sull’esterno del ponte superiore della nave e nuotando intorno al fumaiolo.
Il relitto è perfettamente conservato e la visibilità eccezionale mi permette di ammirarlo in tutta la sua bellezza. Ho letto in Internet che il “Duane” è uno dei più bei relitti delle Keys e, pur non avendone visti degli altri qui in Florida, posso dire che è perfettamente intatto ed ha un fascino molto particolare.
Purtroppo la fortissima corrente condiziona parecchio i nostri consumi e, complice anche una pesata non corretta, io sono tra i primi a raggiungere la pressione di gas nella bombola alla quale avevamo stabilito di risalire. Indico alla nostra guida quanto gas mi rimane e la avverto che mi accingo a risalire. Poi, con una certa preoccupazione, mi dirigo verso la poppa della nave nuotando in favore di corrente. Volo letteralmente sopra la coperta di poppa e cerco di rallentare la mia corsa aggrappandomi a quello che trovo. So perfettamente che se non afferrerò la cima che è attaccata alla boa... sarò disperso nell’oceano in balia della corrente e... la prospettiva non mi alletta per niente! Perciò allargo le braccia e le gambe e... mi ritrovo spiaccicato sulla cima che sale inclinata di 45 gradi fino alla boa alla quale è ormeggiato il "Voyager".
Salendo come una scimmia aggrappato con braccia e gambe alla cima, raggiungo finalmente la boa e guadagno la superficie. Per la fatica ho quasi svuotato la mia bombola: ho appena 40 bar di aria! Afferro saldamente la cima che corre verso la poppa della barca e rimetto la testa sott’acqua per vedere a che punto sono Angela e Chiara che sono ancora attaccate a bandiera lungo la cima che scende sul relitto.

Mentre me ne sto attaccato alla cima in superficie finalmente ho il tempo di ripensare allo spettacolo incredibile che ho potuto ammirare la sotto e a quanto sarebbe bello poter rifare questa immersione senza corrente (...cosa impossibile!) oppure con un’attrezzatura più adeguata:, cioè almeno un bibombola e un paio di pinne "serie". Una bombola da soli 12 litri non dà assolutamente il tempo di esplorare tutti i 100 metri del relitto rimanendo per mezz'ora alla profondità di oltre 30 metri.
Per oggi debbo accontentarmi di ciò che ho visto nel poco tempo trascorso sul fondo e... non è davvero poco!
Poco dopo di me risalgono a bordo del "Voyager" anche Angela e Chiara che ho seguito da sopra con una certa apprensione durante la loro risalita lungo la cima, temendo che venissero strappate dalla corrente. Mi vergogno un po’ di essere uscito dall'acqua prima di loro, ma... mi consolo un po' quando Angela mi avvisa di avere ancora meno aria di me nella sua bombola. Praticamente è a zero: una cosa mai accaduta prima!

Appena tutti i subacquei sono a bordo il "Voyager" si mette in movimento per raggiungere il nostro nuovo punto d’immersione. Noi intanto cambiamo la bombola per fare il nostro secondo tuffo. Decido anche di farmi dare un altro paio di chili di zavorra: questa volta voglio gestire meglio la mia immersione. Dopo una brevissima navigazione arriviamo al nostro nuovo spot d’immersione: "Molasses Reef", uno dei punti d’immersione più famosi del NOAA Florida Keys National Marine Sanctuary, un parco marino che comprende il Florida Reef, l’unica barriera corallina del Nord America e la terza più estesa barriera corallina del mondo. Si tratta della classica scogliera piena di spuntoni e scanalature, situata ad una profondità variabile tra i 2 e i 27 metri, che offre fessure e ripari per murene verdi, aragoste giganti, gamberi e banchi di Atlantic Silverside (Menidia menidia). Ovviamente la corrente sul lato esterno del reef è sempre impetuosa e questo offre l’opportunità di fare una lunga ed emozionante immersione in drift con la barca che segue i sub in superficie.

Il briefing è molto preciso e questa volta in acqua ci accompagneranno due guide: Jack aprirà il gruppo di sub mantenendosi alla quota massima di 50-55 piedi, mentre Madison chiuderà il gruppo e trascinerà un grosso galleggiante con una bandiera segna-sub su una lunga asta che permetterà al "Voyager" di seguirci in superficie. Man mano che i sub termineranno la loro immersione arrivati a 750 psi (circa 50 bar) di gas nella loro bombola, dovranno raggiungere la sagola trainata da Madison e risalire lungo di essa rimanendo attaccati al galleggiante, in modo da essere avvistati dalla barca che li deve recuperare.

Nel frattempo il vento ha rinforzato alzando il mare di conseguenza e penso che se per un qualsiasi motivo dovessimo emergere lontani dal galleggiante saremmo davvero un puntino in balia delle onde in mezzo all’oceano... davvero difficile da avvistare. Trovo strano che questi americani, tanto precisi e meticolosi, non abbiano reso obbligatorio l’uso di un pedagno per ciascun subacqueo e mi viene da sorridere pensando che la mia salvezza in caso di difficoltà sarebbe affidata alle mie... pinne giocattolo e a un fischietto attaccato al jacket... Meglio non pensarci!

Ci tuffiamo in acqua e perdiamo rapidamente quota per sistemarci in assetto dove la corrente è un po’ meno forte e iniziamo a... volare sul reef. Lo scenario che mi si para davanti è stupendo. La visibilità orizzontale è infinita e rimanendo sui 15 metri di profondità ho modo di ammirare l’immensa varietà di flora e di pesci che popolano la barriera corallina. Intorno a me è tutto un susseguirsi di coralli di varie fogge e colori e io mi lascio trasportare senza alcuna fatica dalla corrente, preoccupandomi solo di mantenere la direzione dietro alla nostra guida con qualche piccolo colpo di pinne. Di tanto in tanto scendo verso il fondale roccioso interrotto da larghi spiazzi di sabbia bianchissima, per vedere più da vicino qualche pesce. Seminascosto da un ramo di corallo vedo un grosso Trumpetfish (Aulostomus maculatus) che se ne sta fermo immobile in posizione verticale. Lo indico ad Angela che fa fatica a vederlo per come si mimetizza con la vegetazione. Poi proseguo il mio stupendo volo a mezz’acqua. Poco più in là, davanti ad un grande masso, vedo una grossa Lobster (Homarus americanus cioè l'aragosta atlantica) che cammina indisturbata. Mi avvicino per osservarla meglio e dall’altra parte del masso vedo spuntare le due lunghe antenne di un’altra aragosta che esce a curiosare fuori dalla sua tana. Nemmeno il tempo di ammirarla che Jack richiama la mia attenzione picchiando un moschettone sulla sua bombola e indicandomi un gruppo di sei grandi Spotted Eagle Ray (Aetobatus narinari una specie di aquila di mare maculata) che nuotano maestose tagliandoci la strada. Sono bellissime ed eleganti queste grandi aquile di mare con la loro caratteristica lunga coda sottile. Non avevo mai visto tanti esemplari di Ray Fish tutti insieme!

Continuo a lasciarmi trasportare dalla corrente e vorrei che questa fantastica immersione non finisse mai, perciò cerco di mantenere il mio respiro il più lento e regolare possibile per consumare meno aria. Vedo un’altra grossa aragosta dalle striature violacee passeggiare libera sul fondo e mi avvicino sino a sfiorarla. Mi aspetto che indietreggi di scatto come ho visto fare tante volte a questo animale nel Mediterraneo e invece il Lobster oceanico si lascia quasi accarezzare. Continuo il mio volo che ormai dura da una quarantina di minuti e penso che purtroppo il gioco sta per finire... sono arrivato ai fatidici 50 bar e, anche se mi trovo ad appena una quindicina di metri di profondità decido di rispettare scrupolosamente le istruzioni che ci sono state date nel briefing. Mi avvicino a Madison che nuota alla fine del nostro gruppetto di sub e mi attacco dolcemente alla sagola che trascina il galleggiante che serve per avvistarci. Sto quasi per risalire, quando sento di nuovo il suono metallico del moschettone che Jack batte sulla sua bombola... Volgo lo sguardo dalla parte che Jack indica con la mano e vedo una bellissima tartaruga gigante di colore verde che nuota perpendicolarmente alla nostra rotta. Mia figlia Chiara, che in tutte le sue immersioni in giro per il mondo non ne ha mai vista una, si lancia al suo inseguimento e sbattendo forsennatamente le sue "pinne giocattolo" riesce a raggiungerla e a superala. Più tardi mi dirà che ha provato la voglia di accarezzarla, ma che è stata trattenuta dall’emozione.Io invece mi limito ad osservare l’animale dall’alto, pensando che non c’è stato modo migliore di concludere questo tuffo indimenticabile nelle calde acque della Florida.

Risalgo felice in superficie e vedo con soddisfazione che la nostra barca si trova a poco più di una cinquantina di metri di distanza. La corrente adesso è molto diminuita e non mi resta altro che farmi cullare dalle onde sulla superficie dell'oceano, mentre aspetto che anche tutti gli altri subacquei risalgano e si raggruppino attorno al galleggiante con la bandiera segna-sub. Madison è l’ultima a riemergere, dopo aver aspettato Angela e Chiara che hanno accumulato qualche minuto di deco (cosa inevitabile avendo fatto un intervallo di superficie di appena mezz’ora dopo il tuffo profondo sul relitto). Una volta riemersi tutti i sub, il "Voyager" si avvicina e ci lancia una cima alla quale ci attacchiamo per risalire a bordo. In poco meno di tre quarti d’ora abbiamo percorso circa un miglio, ma... il tempo è letteralmente volato mentre eravamo rapiti dall’incanto di questo stupendo reef.

Dopo una breve navigazione alle 12.30 in punto rientriamo nel porto di Key Largo, felici per tutto quello che abbiamo visto e con un’esperienza in più da raccontare. Florida! E chi se la dimentica?!!

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La U.S. Coast Guard Cutter "Duane"

La "Duane" è stata costruita nel 1935 presso il cantiere Philadelphia Navy Yard di Filadelfia in Pennsylvania. Varata il 3 giugno 1936, era una delle sette navi appartenenti alla classe Treasury Class Cutter. Lunga 329 piedi e larga 41 (101 x 12,5 metri), la nave era azionata da due turbine Westinghouse e portava il nome di William J. Duane, Segretario del Tesoro sotto la presidenza di Andrew Jackson.

Originariamente la nave era di stanza in California, poi fu trasferita sulla West Coast nel 1939 e ha avuto diversi incarichi prima di essere inviata in Atlantico nel 1941 all’inizio della Seconda Guerra Mondiale per prestare servizio nella U.S. Atlantic Fleet. U.S. Coast Guard Cutter Duane Durante il suo servizio la nave ha compiuto un impressionante numero di missioni, sia in tempo di guerra sia in pace. Il 17 aprile 1943 assieme alla sua nave gemella, la "Spencer", affondò il sommergibile tedesco U-175. La "Duane" ha anche partecipato alla Guerra del Vietnam, svolgendo attività di sorveglianza costiera. Ha anche partecipato a quattro salvataggi in mare, raccogliendo un totale di 346 naufraghi. Nel 1980 la "Duane" fu la nave che scortò migliaia di profughi cubani che fuggivano negli Stati Uniti. I suoi ultimi incarichi compresero il servizio di ricerca e recupero e il servizio antidroga.

Dopo essere stata radiata il l° agosto 1985 essendo la più vecchia nave militare degli Stati Uniti in servizio, la "Duane" è stata donata alla Keys Association of Dive Operators per essere utilizzata come reef artificiale. Il 27 novembre 1987 la "Duane" è stata rimorchiata al Molasses Reef e i suoi boccaporti sono stati aperti, poi, dopo aver rimosso tutte le sostanze inquinanti e le parti pericolose, è stata pompata acqua al suo interno ed è stata affondata. Relitto Duane Oggi la U.S. Coast Guard "Duane" si trova appoggiata in assetto di navigazione su un fondale sabbioso di 36 metri un miglio a sud del Molasses Reef al largo di Key Largo in Florida all'interno del parco marino denominato "National Marine Sanctuary of Florida Keys".

In questa zona è sempre presente una forte corrente che a volte permette una visibilità addirittura di 60 metri, ma di solito la visibilità oscilla tra i 10 e i 30 metri. Ad ogni modo, in una giornata limpida, la sagoma dello scafo della "Duane", perfettamente intatto, può essere vista da sopra il pelo dell’acqua. L’albero con la coffa, che sporge al di sopra dello scafo, arriva a 18 metri di profondità; mentre la plancia di comando si trova a 27 metri e la coperta è a circa 30-32 metri. Lo scafo della nave è completamente integro, con i timoni originali, le ringhiere, le scale e le porte ed offre ai subacquei una visione molto suggestiva e molti scorci per delle belle fotografie.

Il relitto oggi è diventato un reef artificiale popolato da moltissimi pesci e invertebrati. Ci sono grandi pesci pelagici, barracuda, dentici, ricciole, pesci angelo, tordi, castagnole, bavose maculate, pesci farfalla, pesci trombetta, grugnitori, ostriche alate e, a volte, tartarughe marine. Anche la flora ricopre abbondantemente le lamiere del relitto e si possono osservare alcionari mano di morto, alghe crescione, alghe telesto bianco, corallo tazza, corallo stella, corallo dito, gorgonie e piume di mare.

Lo scuttling, ovvero una nuova prospettiva per il turismo subacqueo

L’immersione sui relitti appassiona una larga fascia di subacquei e generalmente si svolge su navi affondate per eventi bellici o incidenti. Invece, da qualche anno, partendo da esperienze che arrivano dall’America e da Cuba, molti relitti vengono affondati appositamente con lo scopo di creare un’attrattiva turistica e di incrementare l’economia locale. Si tratta della pratica dello “scuttling”, cioè l’affondamento deliberato di relitti in un basso fondale in zone particolari, che è fatto per promuovere interessi turistico-ricreativi e per il ripopolamento ittico del mare. Scuttling L’affondamento di un relitto, infatti, crea una barriera artificiale sommersa, ottima per tutelare dalla pesca illegale alcune aree marine (infatti le reti a strascico si impigliano sui relitti, e questo costituisce un ottimo deterrente per la pesca) e nel contempo in grado di richiamare grandi quantità di pesci ed altri organismi marini. Inoltre, questo tipo di affondamenti fornisce suggestivi scenari per la subacquea ricreativa, in luoghi nei quali magari il fondale non presenta altre attrattive, dato che il relitto di una nave da guerra può rappresentare una vera e propria attrazione aggiuntiva per i subacquei, oltre la flora e la fauna presente su di esso.

Ovviamente, per avere un buono strumento di attrazione turistica e di promozione della subacquea, l’affondamento delle vecchie navi in disarmo deve avvenire dopo aver fatto una completa e costosa operazione di bonifica e nel rispetto delle condizioni di massima sicurezza ambientale.

Lungo le coste della Florida, ma anche a Cuba, in Canada, in Australia, in Cornovaglia, in Messico, nella Columbia Britannica, in Spagna o a Malta, c’è ormai da alcuni anni la prassi di affondare i relitti delle navi in disarmo. Recentemente nei mari della Thailandia sono stati affondati una trentina di vecchi carri armati cinesi. Si tratta di un'operazione che a volte può costare anche diversi milioni di dollari, ma è un vero e proprio investimento che garantisce per moltissimi anni notevoli flussi turistici di appassionati di immersioni sui relitti. relitto Oggi il massimo esempio di scuttling è stato realizzato dal governo maltese che negli ultimi anni ha intrapreso un programma cospicuo di affondamenti di vecchie navi intorno alle coste di Malta, Gozo e Comino per aumentare il numero dei luoghi per l’immersione subacquea. L’Autorità per il Turismo Maltese ha evidenziato come dal dopoguerra quest’isola abbia impostato la sua economia sul turismo e l’attività marittima, ed oggi ben il 25% del PIL di Malta viene proprio dall’industria turistica. Intorno all’arcipelago maltese ci sono già parecchi relitti bellici, molti dei quali sono a profondità tali da poter essere visitati dai subacquei, ma questo ai maltesi non è bastato ed hanno sviluppato un apposito piano di affondamenti mirati, così lungo le coste maltesi ci sono oltre 50 siti d’immersione costituiti da relitti affondati volontariamente. Negli Stati Uniti, invece, sono oltre 700 le navi affondate sino ad oggi per creare barriere artificiali e nella sola Florida ce ne sono ben 380 e molte vengono definite vere e proprie “oasi biologiche”. Una di queste è proprio il relitto dell'USCG "Duane" che io ho visitato.