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Mar

2

2022

Ricerca choc: solo lo 0,2% delle barriere coralline sopravviverà ad un aumento della temperatura globale di 1,5°C

Secondo proiezioni climatiche computerizzate, i coralli non riuscirebbero a sopravvivere ad un rialzo della temperatura di 1,5 gradi

Uno studio recentemente pubblicato su Plos Climate afferma che tutti i coralli subiranno un grave sbiancamento quando il riscaldamento globale porterà le temperature ad un rialzo di 1,5°C. Gli scienziati autori della ricerca, provenienti dalle Università di Leeds, Texas Tech University e James Cook, hanno utilizzato proiezioni climatiche computerizzate per analizzare il problema e il risultato fa paura: solo lo 0,2% delle barriere riuscirà a sopravvivere. Una percentuale catastrofica.

I coralli sbiadiscono quando la temperatura dell’oceano è troppo alta per un periodo di tempo prolungato. Il meccanismo è semplice: le alghe, che vivono in simbiosi con i coralli e donano loro il colore, durante lo stress da caldo tendono a separarsi dalle strutture coralline. In pratica, il reef patisce una specie di febbre, durante la quale le alghe unicellulari fotosintetizzanti, chiamate Zooxanthellae, smettono di produrre cibo per i polipi. Questi, allora, le espellono e senza di esse diventano bianchi.

In assenza dell’unica fonte di nutrimento, i polipi sono quindi destinati a morire di fame. Uno sbiancamento grave può dunque uccidere i polipi del corallo, che possono riprendersi da focolai più lievi solo se le ondate di caldo vanno ad attenuarsi velocemente. Visto che la maggior parte delle barriere coralline si trova a basse profondità, ovvero vicine alla superficie, si è calcolato che l’84% di esse per sopravvivere dovrebbe sbiancarsi meno di una volta ogni decennio, in modo da poter permettere alle strutture di riprendersi dallo “shock”.

Anche recenti studi effettuati sulla Grande Barriera Corallina australiana confermano come persino il più grande reef mondiale sia sull’orlo di un nuovo evento di coral bleaching di massa. Le temperature globali aumentano continuamente, come ormai noto, e sembra che neppure le aree soggette a forti correnti possano ritenersi esenti da tale fenomeno. Dobbiamo ricordarci che le barriere coralline non solo costituiscono una gioia per i subacquei ma sono anche una parte importante dell’ecosistema marino e la base di sostentamento di milioni di persone che vivono nelle aree in cui sono presenti.

Guardando il problema dal punto di vista opposto, quali sono le aree con maggiori possibilità di sopravvivenza? Ovvero quello 0,2% che citavamo prima? Secondo Adele Dixon dell’Università di Leeds, coautrice dello studio, sono i reef della Polinesia Francese e dell’Indonesia meridionale, definiti “siti di speranza”. “I coralli in queste località, come nel Pacifico orientale – ha affermato la ricercatrice – potrebbero essere in grado di affrontare meglio le temperature estreme”.

Altri studiosi, però, contestano il modello presentato, perché non prende in considerazione le variabili date dalle condizioni locali, diverse nei vari siti mondiali e praticamente impossibili da verificare in sede globale. Le percentuali di sopravvivenza dei coralli, quindi, potrebbero essere maggiori. Possiamo solo augurarcelo.

Fonte: articolo di Paolo Ponga, Daily Nautica

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