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Ras Mohammed

Mar Rosso, Parco Marino di Ras Mohammed

Ras (Capo) Mohammed è un Parco Nazionale situato a pochi chilometri da Sharm el Sheikh, in Egitto, nell’estremo meridonale della penisola del Sinai. L’area protetta comprende una parte terrestre ed un’area marina, che nel 2018 è stata inserita nella Lista Verde dell’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura).

Collegato all’entroterra da una stretta lingua sabbiosa, il promon­torio è costituito dalla Black Hill, che si divide dando luogo a nord est al Capo vero e proprio (alto 20m sul mare) e verso sud-ovest alla punta più bassa e lunga, da cui si separa, sempre sul versante sud-occidentale, una piccola isola semicircolare. Qui nel canale, in secca nei periodi più caldi, crescono le man­grovie (Avicennia marina) che costituiscono un fatto raro nella zona e sono visibili navigando verso lo Stretto di Gobal. Quest’area è forse la più leggendaria del Mar Rosso grazie alla ric­chezza di vita dei suoi reef, all’abissale profondità che li circonda ed al fascino delle scogliere litoranee.

Sulla sommità di Ras Mohammed, raggiungibile da terra percor­rendo alcuni gradini rocciosi, si trova il cosidetto “Shark Observatory“: da qui è possibile una splendida panoramica del Capo. Anni fa era anche facile scorgere squali nelle acque sottostanti: da qui il nome dell’Osservatorio.

Le immersioni più significative esplorano i fondali antistanti il set­tore centrale del promontorio di “Ras”, circa 500 metri a sud-ovest di Shark Observatory. Dalla terra ferma si estende un’ampia laguna delimitata dal reef affiorante che, dopo alcune centinaia di metri, termina in una sella profonda dai 10 ai 16 metri. Da lì emergono due grandi torri madreporiche che distano tra loro una quarantina di metri, oltre le quali vi è il blu, un abisso: dopo una batimetrica sui 100m, il fondo precipita a 796m.

Il primo reef a sud-ovest è detto Jolanda reef, dal nome del mer­cantile lungo 70 metri che vi affondò nel 1981 e che trasportava container di sanitari, alcuni dei quali ancora integri sul fondo della “sella” (12m). La nave, diretta ad Aqaba, trasportava anche una automobile BMW e un carico misto di Tomato Hunt, Gallette Chips Ahoy, tappezzerie e pericolosi fanghi provenienti dalla perforazioni petrolifere. Nel 1987 una tempesta che allontanò il peri­coloso relitto dai reef, ed ora i resti della nave giacciono ad alta profondità, scivolati lungo la parete rocciosa. Gli ultimi rottami di questo naufragio non donano certo alla bellezza del luogo, ma è interessante notare come in poco tempo siano stati assorbiti dal mondo sottomarino come autentiche nic­chie biologiche.
Si procede all’esterno del reef in direzione antioraria: qui su un declivio che scende fino ai 25m prima della caduta, la vita coral­lina è eccezionale e vi è un’impressionante quantità di pesce. Tra gli altri, i famosi pesci napoleone. Si termina l’immersione rien­trando sulla “sella” tra Jolanda e Shark reef.

L’itinerario di immersione intorno a Shark reef si svolge in senso orario. Di solito, infatti, la corrente viene da nord-est e spinge il subacqueo lungo la rapida parete esterna fino a riportarlo nel set­tore centrale tra Shark stesso e Jolanda reef. Questa è la condizione di corrente più usuale, ma non è l’unica: bisogna quindi accertarsene in fase di briefing.
Sulla parete esterna, nella fascia più superficiale, si osserva una eccezionale concentrazione di alcionari viola, rosati e bianchi presso i quali spesso stazionano numerosi i Platax. Sulla sella nord, ad inizio immersione, vi sono sulla sinistra alcune enormi gorgonie (prof. 30m): in questo punto spesso si concentra un grosso banco di dentici.

Ma gli avvistamenti possibili nel blu sono il sogno di ogni subac­queo, e poichè al largo si incontrano correnti dallo Stretto di Gobal, a nord-ovest, e dallo Stretto di Tiran, a nord-est, il passaggio di pesce pelagico è sempre impressionante. E’ possibile incontrare squali pinna bianca, grigi e martello, aquile di mare e mante, banchi di dentici, carangidi e tonni… La particolarità del luogo non preclude sorprese.

Alcune raccomandazioni: in immersione è necessario controllare la propria profondità, poichè guardando nel blu è facile distrarsi e scendere più del programmato; inoltre la corrente può essere molto forte, e pur avendola a favore richiede esperienza e poca impressionabilità. I vari fattori sommati: avvistamenti di pesce di notevoli dimensioni, sensazione dell’abisso sottostante e corrente, possono fare di Shark reef un’esperienza da lasciare ai più esperti.

La parete sommersa che da Shark reef procede a nord verso la terra ferma è detta Anemone City per la quantità di grandi ane­moni rosati che ricoprono scogli del diametro di un metro circa, protetti da decine di pesci Pagliaccio di due varietà. E’ consigliabile portarsi con la barca a nord, in prossimità della punta rocciosa e da qui pinneggiare per un centinaio di metri in direzione di Shark reef: fermandosi però alquanto prima, su un pianoro a 3m adatto alla decompressione e fornito di un corpo morto per l’ancoraggio della barca.
La vera e propria “Anemone City” è poco prima, tra i 16m e i 20m di profondità. Sugli anemoni di questa zona (attinie: Stoichactis e Gyrostoma heliantus) si osservano due specie di pesce pagliaccio: l’Amphiprion bicinctus, giallo con due bande verticali biancoaz­zurre, che è il vero “pagliaccio”, e il “domino” o Oascyllus trima­culatus, nero con una piccola macchia bianca dorsale. Interessante notare che mentre il primo di questi due esemplari passa l’intera esistenza in simbiosi con l’anemone ospite, il secon­do, superata la fase giovanile, se ne allontana (falso pagliaccio).

pesce pagliaccio

La parete che da Shark Observatory prosegue per circa trecento metri verso nord sul versante di Sharm el Sheikh è detta Balcony per la presenza in cima alla scogliera di terrazze balaustrate). L’immersione si conduce in movimento da nord verso la punta. Da segnalare buoni avvista­menti di pesce di passo, di qualche squalo grigio o pinna bianca. La parete è ricca di anfratti e piccole grotte in qualche caso piutto­sto profonde, con un’eccezionale concentrazione di alcionari, molto grossi specialmente in prossimità della punta. La corrente è spesso sostenuta, dato che la parete cade oltre i 50m quasi subito.

Infine è da segnalare, sempre verso nord sul versante di Sharm el Sheikh, a circa un chilometro da Shark Observatory, il tratto di costa che torna ad essere a picco sul mare dopo un’ampia depres­sione. Il punto, facilmente identificabile a causa di una macchia di minerali biancastri circa a metà altezza della parete a picco sul mare, è chiama­to  Jackfish Alley. Sott’acqua la parete è ripida e sedimentaria, non inte­ressante, ma nuotando verso sinistra si trova un pianoro sui 10m con una intensa vita corallina: anfratti e pinnacoli con glass-fish e Anthias, murene, Pterois, ecc. Nei mesi caldi può capitare di vedere i carangidi in amore a pochi metri dalla superficie e i grandi balestra (Balistoides viridescens) che depongono le uova.

 

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